Tuesday, September 2, 2008

Elettricità da strisce di plastica

[Fonte: Repubblica]

ROMA - Le grandi centrali idroelettriche? Tra qualche decennio potrebbero essere solamente un ricordo. Niente più dighe, valli allagate, paesi sommersi, ecosistemi stravolti per produrre energia. Un gruppo di ricercatori dell'università di Pittsburgh sta lavorando a un progetto rivoluzionario: sostituire i colossali sbarramenti e le enormi turbine con una serie di sottili strisce di plastica che, adagiate sul letto dei fiumi e mosse dalla corrente, genereranno elettricità a basso costo senza modificare l'ambiente. Un primo esperimento sarà condotto nella cittadina statunitense di Vandergrift. Secondo le prime stime, con questo sistema sarà prodotto più del 20% dell'energia consumata dai circa 5mila abitanti.

A rendere possibile questa magia è il polivinildenfluoruro (PVDF), un polimero che genera una leggera corrente elettrica quando viene deformato. Gli studiosi hanno pensato di realizzare delle "alghe artificiali", e cioè delle strisce di questo materiale che possano essere mosse in continuazione dall'acqua. Il passo successivo è semplice: l'elettricità verrà accumulata in alcune batterie e potrà poi essere distribuita.

La scelta di Vandergrift, che sorge sulle rive del fiume Kiskiminetas e che si trova ad una quarantina di chilometri da Pittsburgh, è legata a motivi pratici, ma anche simbolici. Il paese un secolo fa era un importante centro di produzione dell'acciaio, ma ora sta cercando di distinguersi per l'impegno in difesa dell'ambiente, promuovendo l'installazione di pannelli solari e programmi educativi sul risparmio energetico. Un luogo perfetto, quindi, per un progetto che potrebbe consentire di sfruttare al meglio un'enorme fonte di energia pulita.

Nei prossimi cinque anni i ricercatori posizioneranno una struttura larga 27 metri e lunga 1600 metri sul letto del "Kiski" (i locali lo chiamano così). La densità e l'esatta lunghezza delle strisce di PVDF verranno definite più avanti, forse persino poco prima dell'installazione. In ogni caso, il team dell'università di Pittsburgh assicura che l'impatto sul fiume, che in quella zona è largo 35 metri, sarà minimo.

La fauna e la flora, insomma, non subiranno danni e si potrà continuare a pescare e a girare in barca. Anche dal punto di vista estetico non dovrebbero esserci particolari conseguenze. "Guardando tutto dall'alto - dice la professoressa Lisa Weiland a Discovery News - non sarà molto diverso da un insieme di alghe".

Secondo le prime stime, l'impianto potrà coprire tra il 20% e il 40% del fabbisogno energetico di Vandergrift. La tecnologia disponibile, in realtà, consentirebbe di fare ancora meglio, ad esempio utilizzando sostanze diverse dal PVDF, ma in questo modo l'impatto sull'ambiente sarebbe maggiore. "Ci sono materiali - spiega Lisa Weiland - che danno migliori risultati o hanno una più alta densità energetica, ma abbiamo deciso di sacrificare un po' di energia per mantenere in salute l'ecosistema".

La quantità di elettricità non sarà certo paragonabile a quella generata dai grandi impianti idroelettrici. La mastodontica "Diga delle tre gole", in Cina, a pieno regime permetterà ad esempio di produrre circa il 3% dell'energia consumata dall'intero gigante asiatico. Per costruirla, però, sono stati sommersi oltre mille villaggi ed è stato evacuato più di un milione di persone, mentre il nuovo gigantesco bacino d'acqua ha cambiato il microclima della zona.

I ricercatori statunitensi, invece, immaginano un futuro molto diverso. Gli impianti saranno più piccoli e potranno essere realizzati praticamente ovunque: non solo in montagna, ma persino sul fondo del mare. Come accade anche oggi, gran parte del lavoro sarà fatta gratuitamente dall'acqua. Ma la natura probabilmente non se ne accorgerà nemmeno.

Thursday, July 10, 2008

Grillo offende il capo dello stato...

... definendolo "Morfeo"...
AHAHAHAH

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5 maggio 2006. «Tangentopoli. I silenzi di Napolitano sugli anni di Mani pulite. Nel suo libro “Una transizione incompiuta?”, il capo dello Stato si dimentica di raccontare la storia dei finanziamenti illeciti al Pci». (“Libero”)
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10 maggio 2006. «Non riconosciamo Napoletano presidente della Repubblica: se dovessero andare in porto le verifiche sui 70 parlamentari sub judice per le irregolarità del voto, tutto può saltare». (Roberto Calderoli)
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16 maggio 2006. «Sette anni di Purgatorio. Retorica, noia e finti applausi: il comunista Napolitano si insedia al Quirinale». (Vittorio Feltri)
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16 maggio 2006. «L’ira di Berlusconi: è quasi un colpo di Stato». (“Il Giornale” sull’elezione di Napolitano al Quirinale)
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17 maggio 2006. «Che errore applaudire Napolitano». (“Il Giornale”)
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17 maggio 2006. «Il presidente ha fatto un discorso di parte. I nostri elettori non gli avrebbero mai battuto le mani». (Daniela Santanchè)
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28 maggio 2006. «Quei rimborsi spese del compagno Napolitano. Gli sprechi di denaro pubblico intascati dal presidente». (“Libero”)
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31 agosto 2006. «Anche Sogno aspetta scuse da Napolitano». (Giancarlo Lehner, “Libero”)
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1 settembre 2006. «Caro Napolitano, e su Pol Pot niente scuse?». (Gennaro Sangiuliano, “Libero”)
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3 settembre 2006. «Caso Ungheria. Napolitano & C. sollecitarono la repressione». (Francesco Forte, “Libero”)
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26 settembre 2006. «Napoletano a Budapest. Lacrime di coccodrillo. Il pentimento del presidente, coma da tradizione Pci, è ipocrita». (Gianfranco Morra, “Libero”)
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2 gennaio 2007. «Ecco il buonismo in salsa ex Pci». (Mattias Maniero, sulla lettera del presidente della Repubblica per il nuovo anno, “Libero”)
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10 maggio 2007. «Tre cose che Napolitano non ha fatto (e non farà)». (Marcello Veneziani, “Libero”)
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23 maggio 2007. «È già finito l’interventismo attivo del capo dello Stato? Davvero al Colle non si ha nulla di dire su un uomo di governo che pretende nomine ed epurazioni dal comandante della Finanza? Il silenzio di Napolitano, se persiste, non fa che accrescere la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni». (Francesco Storace sul caso Visco-Speciale)
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18 luglio 2007. «La sinistra ha messo le mani su tutte le istituzioni, visto che hanno la presidenza della Repubblica, del Senato, della Camera, 11 giudici contro quattro nella Corte costituzionale, il Csm». (Silvio Berlusconi)
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25 luglio 2007. «La prima stecca di Napolitano». (Massimo Teodori sui richiami del presidente al giudice Clementina Forleo, “Il Giornale”)
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25 luglio 2007. «Napolitano & C. garantisti a metà». (Francesco Cossiga, “Libero”)
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12 ottobre 2007. «Questo coro sta diventando noioso e Napolitano farebbe bene a rileggersi gli atti della Costituente quando era la sinistra ad opporsi alla introduzione dei senatori a vita nella Costituzione. Credo che questa sia una indignazione fasulla». (Francesco Storace in risposta alle critiche del Quirinale alle sue dichiarazioni contro la senatrice Rita Levi Montalcini)
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13 ottobre 2007. «Se il presidente della Repubblica prende a calci un senatore, si becca la risposta. Non è intoccabile. Chi si ritiene intoccabile vuol dire che è affetto da amor di casta. Non è che se l’aggettivo “indegno” lo usa contro di me il presidente allora è un complimento, mentre se lo uso io contro di lui è un insulto. Dobbiamo metterci d’accordo sulla lingua italiana». (Francesco Storace)
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«Giorgio Napolitano non ha alcun titolo per distribuire patenti etiche. Per disdicevole storia personale, per palese e nepotistica condizione familiare, per evidente faziosità istituzionale. È indegno di una carica usurpata a maggioranza». (www.storace.it)
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16 ottobre 2007. «Non sono pentito di questo polverone, ho soltanto espresso un’idea, come prevede la costituzione… Il primo a doversi pentire di aver dismesso i panni dell’arbitro ed essere entrato in campo è il capo dello Stato». (Francesco Storace)
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23 novembre 2007. «Espulsioni-deportazioni? Da che pulpito, Napoletano… Il capo dello Stato paladino dei romeni dimentica il suo placet al gulag Solgenitsyn». (“La Padania”)
«Cossiga “elogia” Giorgio Napoletano. “Un vero comunista”». (“Libero”)
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8 dicembre 2007. «Napoletano non farà niente. Sa bene chi lo ha messo lì». (Roberto Castelli, “La Padania”)
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27 dicembre 2007. «Ponzio Napoletano scarica Contrada: non è affar mio». (“Libero”)
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11 febbraio 2008. «Napolitano, oltre ad avere militato nel Partito comunista italiano e nelle sue successive evoluzioni, null’altro pare abbia fatto se non l’essere il buon erede di quell’ideologia comunista, rivoluzionaria che non ha mai disdegnato la violenza. Per tali ragioni, crediamo che nessuno abbia nulla da imparare da una persona con questo curriculum». (Sergio Divina e Maurizio Fugatti, parlamentari della Lega, in occasione del conferimento a Napolitano del titolo di professore onorario dell’Università di Trento)
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23 marzo 2008. «La cresta di Napoletano. I rimborsi gonfiati dell’onorevole Napoletano». (Vittorio Feltri, ripropone un articolo del 2004 sui rimborsi per l’europarlamentare Napolitano, “Libero”)
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1 aprile 2008. «Sappiamo che ogni decisione del Consiglio dei ministri dovrà passare per le forche caudine di un capo dello Stato che sta dall’altra parte». (Silvio Berlusconi)
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9 aprile 2008. «Faccio un caso di pura scuola. Se per ipotesi fosse eletto un altro capo dello Stato nella nostra parte politica, riterrei un dovere dare la seconda carica dello Stato, la presidenza del Senato, ad un esponente della sinistra. Ma questa è una ipotesi di pura scuola». (Silvio Berlusconi, “Omnibus”, La 7)
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10 aprile 2008. «I Missili di Silvio. Berlusconi ora è sicuro di stravincere e annuncia: altro che inciuci, daremo alla sinistra la presidenza del Senato solo se Napoletano lascia libero il Quirinale». (Oscar Giannino, “Libero”)

Pensieri...

«... Mentre tornavamo alla nostra auto, passammo accanto a una botteguccia di abbigliamento, piena di abiti da poco prezzo e di maglie vivacemente colorate, con in vetrina due vecchi manichini che erano stati bianchi ed ora erano ritinti di nero. La bottega era male illuminata, ma nel retro potei intravvedere la figura di una giovane donna coreana che cuciva a mano, mentre un bambino dormiva accanto a lei. ‘La scena mi riportò alla mia infanzia, ai mercati dell’Indonesia: gli ambulanti, gli artigiani del cuoio, le vecchie che masticano la noce di betel e scacciano le mosche sulla loro frutta con scopini di corda… Ho sempre visto quei mercati di Jakarta per quel che erano: cose fragili, preziose. La gente che là vendeva i suoi beni poteva essere povera, anche molto più povera della gente che abita ad Altgeld (il quartiere più degradato di Chicago, dove Obama ha fatto lavoro volontario). Quella gente portava venti chili di legna da ardere sulle spalle ogni giorno, mangiava poco, moriva giovane. Eppure, nonostante tutta la loro povertà, nelle loro vite restava un ordine discernibile, un arazzo la cui trama è fatta di strade verso il mercato e di mediatori, di piccole tangenti da pagare e di usanze da osservare, i costumi di una generazione recitati ogni giorno in mezzo ai mercanteggiamenti e al rumore e alla polvere. Era la mancanza di tale coerenza a rendere Altgeld un posto così disperato, mi dissi».


L’altro giorno, l’aereo di Barak Obama ha dovuto compiere un atterraggio di fortuna a Saint Louis nel Missouri: uno degli scivoli gonfiabili d’emergenza s’era gonfiato da solo, e il pilota non riusciva a tenere l’assetto (altro che Merpati Airlines!). Non è un incidente che capita tutti i giorni.

NO CAV DAY

Caro Direttore,
quando tutta la stampa (Unità compresa), tutte le tv e persino alcuni protagonisti dicono la stessa cosa, e cioè che l’altroieri in Piazza Navona due comici (Beppe Grillo e Sabina Guzzanti) e un giornalista (il sottoscritto) avrebbero “insultato” e addirittura “vilipeso” il capo dello Stato italiano e quello vaticano, la prima reazione è inevitabile: mi sono perso qualcosa? Mi sono distratto e non ho sentito alcune cose - le più gravi - dette da Beppe, da Sabina e da me stesso? Poi ho controllato direttamente sui video, tutti disponibili su You Tube e sui siti di vari giornali, ma non vi ho ritrovato ciò che è stato scritto e detto da tv e giornali.

Nessuno ha insultato né vilipeso Giorgio Napolitano né Benedetto XVI. Nessuno ha “rovinato una bella piazza”. È stata, come tu hai potuto constatare de visu, una manifestazione di grande successo, sia per la folla, sia per la qualità degli interventi (escluso ovviamente il mio). Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanze e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono.

Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo «Stupid White Man» (pubblicato in Italia da Mondadori...), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la «sala orale». In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film «Pulp Fiction» in «Peuple fiction», irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di «antibushismo», di «anticlintonismo», di «antichirachismo», di «insulti alla Casa Bianca» o di «vilipendio all’Eliseo». Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale. Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano «insulti». Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino affettuoso, ha detto che «a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto», compreso il via libera al lodo Alfano che crea una «banda dei quattro» con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla Regione che egli stesso presiede. Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi. Io, in tre parole tre, ho descritto la vergognosa legge Berlusconi che istituisce un’«aggravante razziale» e dunque incostituzionale, punendo ­ per lo stesso reato - gli immigrati irregolari più severamente degli italiani, e mi sono rammaricato del fatto che il Quirinale l’abbia firmata promulgando il decreto sicurezza. Nessun insulto: critica. Veltroni sostiene che io avrei «insultato» anche lui, e che «non è la prima volta».

Lo invito a rivedersi il mio intervento: nessun insulto, un paio di citazioni appena; per il resto la cronistoria puntuale dell’ennesima resurrezione di Al Tappone dalle sue ceneri grazie a chi ­ come dice Furio Colombo ­ «confonde il dialogo con i suoi monologhi». Sono altri dati di fatto, che possono esser variamente valutati, ma non è né insulto né vilipendio. O forse il Colle ha respinto al mittente qualche legge incostituzionale, e non me ne sono accorto? Sono o non sono libero di pensare e di dire che preferivo Scalfaro e i suoi no al Cavaliere? Oppure la libertà di parola, conquistata al prezzo del sangue dai nostri padri, s’è ridotta a libertà di applauso? Forse qualcuno dimentica che quella c’è anche nelle dittature. È la libertà di critica che contraddistingue le democrazie. Se poi a esercitarla su temi quali la laicità, gli infortuni sul lavoro, l’ambiente, la malafinanza, la malapolitica, il precariato, la legalità, la libertà d’informazione sono più i comici che i politici, questa non è certo colpa dei comici.

Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, su l’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal “Riformatorio” financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il Clarin, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: «pompini», naturalmente di Stato. Quello di Sabina è stato un capolavoro di invettiva satirica, urticante e spiazzante come dev’essere un’invettiva satirica, senza mediazioni artistiche né perifrasi. Gli ignorantelli di ritorno che gridano «vergogna» non possono sapere che già nell’antica Atene, Aristofane era solito far interrompere le sue commedie con una «paràbasi», cioè con un’invettiva del corifeo che avanzava verso il pubblico e parlava a nome del commediografo, dicendo la sua sui problemi della città. Anche questa è satira (a meno che qualcuno non la confonda ancora con le barzellette). Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede. Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino? Il fatto è che un vasto e variopinto fronte politico-giornalistico aveva preparato i commenti alla manifestazione ancor prima che iniziasse: demonizzatori, giustizialisti, estremisti, forcaioli, nemici delle istituzioni, e ovviamente alleati occulti del Cavaliere. Qualunque cosa fosse accaduta, avrebbero scritto quel che hanno scritto. Lo sapevamo, e abbiamo deciso di non cedere al ricatto, parlando liberamente a chi era venuto per ascoltarci, non per usarci come pedine dei soliti giochetti. Poi, per fortuna, a ristabilire la verità sono arrivati i commenti schiumanti di Al Tappone e di tutto il centrodestra: tutti inferociti perché la manifestazione spazza via le tentazioni di un’opposizione più morbida o addirittura di un inciucio sul lodo Alfano (ancora martedì sera, a Primo Piano, due direttori della sinistra «che vince», Polito e Sansonetti, proclamavano in stereo: «Chi se ne frega del lodo Alfano»). La prova migliore del fatto che la manifestazione contro il Caimano e le sue leggi-canaglia è perfettamente riuscita.

Wednesday, July 2, 2008

Una ipotesi

C'è una intercettazione che fa molta paura al premier per cui il decreto sulle intercettazioni sta assumendo carattere di urgenza e probabilmente verrà varato - appunto - con decreto legge. Questa intercettazione pare - da indiscrezioni - che riguardi una conversazione tra la Carfagna e Berlusconi stesso.

Qualche maligno in rete ha fatto una IPOTESI che riporto di seguito.
Il fatto è che - secondo me - se anche questa stessa ipotesi fosse vera, non cambierebbe assolutamente nulla e non sposterebbe un solo voto.
Rassegnamoci: come diceva qualche giorno fa in televisione Luca Barbareschi (per an), l'italia è quella delle raccomandazioni: siamo fatti così e bisogna prenderne atto. Lo fanno tutti... "Certo" - ha aggiunto - "se dobbiamo cambiare il sistema... io sarei pronto..."; e ha lasciato cadere il discorso li. In altre parole, abbiamo la classe politica che la maggioranza degli italiani vuole.

L'unica possibilità di recupero di questo paese probabilmente è la sostituzione della televisione con internet su tempi molto lunghi...

C-...Pronto?
B- (voce bassa) …Mara..
C- Presidente...
B- Perchè mi chiami Presidente?
C- ...Come devo chiamarla?
B- (abbassa la voce ulteriormente)...Silvietto…
C- Ma... Presid...ehm...Silv...scusi... non mi viene
B- (alzando la voce) Te lo ordino!
C- Ok Silvietto...scusa...
B- Hai visto eh? Sono riuscito a farti ministro. Una cosa pazzesca. Era il mio regalo per te. Te l’avevo promesso.
C- Non doveva disturbarsi...ehm…non dovevi...
B- E’ incredibile, riesco a fare quello che voglio, e qualsiasi cosa faccia, anche la piu’ assurda, ho un plotone di gente assoldata (non t’immagini quanto mi costa) a dire che è una genialata. L'ho fatta grossa stavolta...dai…capisci anche tu che è veramente...hahaha... una cosa spropositata...hahahaha. Una che presentava in tv, che faceva la spalla a Magalli…a Magalli dico, in un programma di Michele Guardì...hahaha, ma ti rendi conto?..., tutto mi si puo’ dire ma non che non abbia il senso dell’umorismo...hahahaha.
C- (con voce un po’ triste) ...Sì, lo so, è divertente assai...
B- Dai... non volevo offenderti, non voglio sminuirti...tu sei meravigliosa... bellissima, lo sai che ti adoro...Sto scrivendo una canzone per te, in napoletano... con Apicella, sentirai...è bellissima, s'intitola "a'uagliùncella".
C- (quasi commossa) Grazie Silv...ietto…
B- Te lo meriti. Fossero tutte come te le giovani donne, l’Italia sarebbe un paese migliore.
Eheheheh…Mara…dovevi vedere la faccia di Bondi, Cicchitto e Tremonti, quando gli ho consegnato la lista dei ministri e hanno visto il tuo nome. Mi guardavano, ma non avevano il coraggio di contraddirmi, era tutto un : “Perfetto Presidente...Eccezionale... Che idea magnifica…gli italiani la ringrazieranno per questi segnali di novità” …che lecchini...Ogni tanto lo racconto a Fede, Confalonieri e a Dell’Utri e ci schiantiamo dalle risate.
C- Certo, immagino…
B-Gli dico sempre, "Ragazzi...guardate dove siamo arrivati…Le nostre aziende erano sommerse dai debiti, a momenti finivamo in galera, stava andando tutto a puttane e ora invece siamo ricchi sfondati, siamo i padroni dell’Italia e facciamo quello che vogliamo e gli italiani continuano a votarci…non ci si crede eh?"... e giu’ le risate...hahaha…non ti puoi immaginare…eheheh. Certo, a puttane in qualche modo ci siamo andati e continuiamo ad andarci...hahaha...(non parlo per te eh...ovviamente)...hahaha...sono proprio simpatico, cribbio.
C- Sì...veramente simpatico...è pure bello, lo sa...ehm..lo sai...
B- Sì, certo che lo so... ehehe
C- Pure io... sai che risate quando me l’hanno detto…Mara Carfagna ministro…non potevo crederci. Mi sono detta, che meraviglia, l’ha fatto per me. Ho fatto schiattare di invidia tutte le mie amiche…tutte quelle con cui ho fatto gli studi e i concorsi per Miss Italia e per presentatrice in tv.
B- Beh...sì...le conosco tutte...
C- Poi mi hanno detto della Brambilla, era inviperita.
B- Lo so, lo so...non me ne parlare. Era sicura di avere un ministero. Ma dove voleva andare?... è un po' volgarotta, su...Dai è ridicola...con quelle autoreggenti...Non ha certo la tua stessa classe, no no…
C- Ah... proposito...sai chi è stato il primo a telefonarmi e a congratularsi con me?
B- Non lo so, dimmelo.
C- Davide Mengacci…….(cade la linea)….

Friday, June 20, 2008

Pure la tessera del pane...!!!!

http://www.prcvibonati.org/2008/06/19/la-tessera-alimentare-da-economia-di-guerra/

IL GOVERNO BERLUSCONI HA ANNUNCIATO L’INTRODUZIONE DELLA “SOCIAL CARD”, CIOE’ UNA CARTA PREPAGATA DEL VALORE DI CIRCA 400 EURO DA DESTINARE ALLE FASCE SOCIALI DEBOLI PER EFFETTUARE ACQUISTI DI GENERI ALIMENTARI, LA SIMILITUDINE CON LA TESSERA ANNONARIA DISTRIBUITA AI CITTADINI DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE E’ A DIR POCO IMPRESSIONANTE. INFATTI E’ POSSIBILE RISCONTRARE DELLE SIMILITUDINI INQUIETANTI CON QUEL DOLOROSO PERIODO DELLA STORIA D’ITALIA, COME LA SPECULAZIONE SUL PREZZO DEI GENERI ALIMENTARI, LA PROGRESSIVA CARENZA DI MATERIE PRIME QUALI I CEREALI DA POTER TRASFORMARE IN PANE E PASTA, IL RIALZO SPROPOSITATO DEL PREZZO DEL PETROLIO, LE FILE SEMPRE PIU’ LUNGHE DI VARIA UMANITA’ DAVANTI ALLE PORTE DELLE MENSE CARITATEVOLI, INSOMMA UNA SITUAZIONE DA ECONOMIA DI GUERRA. E’ LECITO CHIEDERSI SE TALE SITUAZIONE NON SIA IL RISULTATO DELLA SPIETATA GUERRA DEL MERCATO GLOBALE CHE VEDE ORMAI SULLA SCENA NUOVI PROTAGONISTI QUALI LA CINA E L’INDIA, CONTINUAMENTE ALLA CACCIA DI FONTI DI ENERGIA, CIOE’ DI PETROLIO, PER AUMENTARE E RILANCIARE IL TASSO DI SVILUPPO ECONOMICO IN CORSO. PERTANTO LO SCONTRO TRA NUOVI E VECCHI “COMPETITORS” E’ QUINDI INEVITABILE E LE CONSEGUENZE DEL CONFLITTO TRA GIGANTI LE PAGANO I POVERI ED INDIFESI LAVORATORI E PENSIONATI ITALIANI, MA IL GOVERNO BERLUSCONI HA RISOLTO IL PROBLEMA DELL’INSUFFICIENZA DEL POTERE DI ACQUISTO DI SALARI E PENSIONI CON LA “SOCIAL CARD” CHE TRADOTTO VUOL DIRE: NESSUN AUMENTO DELLE PENSIONI NEANCHE DI QUELLE AL MINIMO, BLOCCO DEL RINNOVO DEI CONTRATTI PER IL PUBBLICO IMPIEGO E DEL SETTORE PRIVATO, NESSUNA PREVISIONE DI UN CALMIERE NAZIONALE PER I GENERI DI PRIMA NECESSITA’, NESSUNO SGRAVIO FISCALE A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE E QUINDI RIASSUMENDO, IL POPOLO BUE MANGI PANE E SALAME ANZI PANE E “SOCIAL CARD” .

Thursday, June 19, 2008

Tecnica di un colpo di mano

Fonte: Marco Travaglio. http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

Funziona così. Lui ha un problema: uno o più processi da bloccare. Comincia a strillare che non siamo più una democrazia, che dai sondaggi risulta che il 102% degli italiani sta con lui, insomma il problema non è suo ma nostro. E chi non è d’accordo è comunista. Il centrosinistra prova a balbettare che i problemi veri sono altri: morti sul lavoro, salari, monnezza, crimini dei colletti e dei camici bianchi. Ma lui spara a zero a reti unificate, minaccia di scassare tutto, invoca la piazza, mentre le sue tv e i suoi giornali sparano balle e cifre false: in Italia si processa solo Berlusconi, in tutto il mondo non si processerebbe mai Berlusconi, processare Berlusconi ci costa mille miliardi al minuto. Giornali “indipendenti” e politici “riformisti”, per sembrare indipendenti e riformisti, sostengono che lui magari esagera un po’, “ma il problema esiste”. E poi non si può mica compromettere il “dialogo sulle riforme” (c’è sempre un “dialogo sulle riforme”, chissà poi quali) col “muro contro muro”.

Dal Colle, dal Vaticano e dal Csm piovono fervorini contro l’ennesima “guerra tra politica e magistratura” (che ovviamente non esiste, ma i processi a Berlusconi per reati comuni vengono sempre chiamati così) e moniti per una “soluzione condivisa tra governo e opposizione” che contemperi le sacrosante esigenze del premier con la Privacy, l’Indipendenza della Magistratura, la Libertà di Stampa. Il Riformatorio esce con una dozzina di editoriali dal titolo “Moral suasion”, che nessuno legge e nessuno capisce, ma fanno fine e non impegnano. A questo punto salta su un pontiere di centrosinistra per avviare un bel negoziato bipartisan con Gianni Letta, che è berlusconiano ma è tanto buono, e poi - come diceva Saviane - somiglia tanto a sua sorella.

Una volta è Boato, un’altra Maccanico, stavolta c’è l’imbarazzo della scelta. Berlusconi strepita: “Non tratto coi comunisti assassini lordi di sangue, voglio l’impiccagione dei giudici e il loro scioglimento nell’acido”. Però Letta comunica allo sherpa che lui esagera, ma si accontenta di molto meno: abrogare i suoi processi, una cosina da niente, povera creatura indifesa. Lo sherpa ulivista annuncia giulivo: “Abbiamo vinto, i giudici non saranno impiccati né sciolti nell’acido. Se si consegnano con le mani alzate a Villa Certosa, avranno salva la vita”. E partorisce una “bozza” (o “lodo”) che abolisce i processi a Berlusconi. “Tutto è bene quel che finisce bene”, titola Pigi Battista sul Corriere, mentre Ostellino, Panebianco e Galli della Loggia criticano l’eccessiva cedevolezza del Pdl al partito giustizialista. Il Cavaliere incassa complimenti trasversali per la moderazione dimostrata. I giudici dichiarano il non doversi procedere per intervenuta abrogazione dei processi. Lui dirama un video-monologo a reti unificate: “La mia ennesima assoluzione dimostra che ero innocente anche stavolta, ma le toghe rosse complottavano contro di me senza prove. Voglio le scuse e la medaglia d’oro”. Dall’altra sponda, autoapplausi compiaciuti: “Abbiamo fato bene a dialogare: il problema esisteva”.

Wednesday, June 18, 2008

Cosa vi ricorda?

"[...]
Questo fenomeno generale e profondo inquieta il regime fascista, perché forse è l'unica forma di protesta possibile contro il regime. Protesta muta, anche se non sorda; spontanea, anche se inorganica; concorde, anche se sgorga da sentimenti diversi e contrastanti; vasta, anche se composta da elementi individuali; e progressivamente sempre più vasta, più concorde, più spontanea.
Non è merito nostro, di noi che lavoriamo giorno e notte qui a Londra per informare il pubblico italiano di quanto avviene nel nostro paese e nel mondo: noi cerchiamo soltanto di avvicinarci alla realtà dei fatti, e di ragionare con sincerità e buon senso. Ma sappiamo che l'Italia ha sete di verità e di senso comune; e non è possibile allontanare dall'acqua le labbra degli assetati.
Due mesi di arresto e mille lire di multa sono troppo pochi per questi imputati; e di più sarebbe troppo per i giudici.
Buona sera. »

(H. Stevens, Listener All., "Short Italian News Comment" 269, 22 aprile 1941, 22.40 (Bbcn s.I.b. 5).)

LA CASTA 3

Fini in vacanza con la "fidanzata"...
Lo yacht e la fidanzata gentilmente offerti dal popolo italiano.

LA CASTA 2

Ce la racconta sempre Marco Travaglio

LA CASTA

«Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto decreto sicurezza un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale.

In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell'Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali.

I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell'ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch'esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria.

Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l'onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l'altro oggi si troverebbe a poter disapplicare.

Quindi, ancora una volta, secondo l'opposizione l'emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perché si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto.

Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale.

La informo quindi che proporrò al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole sull'emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato.

Cordialmente, Silvio Berlusconi»

Wednesday, June 11, 2008

L'Elite in italia

Fonte: l'Unità


Certo che no, certo che non si può dare la colpa a un intero Paese per una decina di mascalzoni, criminali e farabutti, e i termini sono assai moderati, che in una clinica di Milano hanno macellato ignare persone, operando, sventrando, e probabilmente in qualche caso uccidendo, per lucrare sul sistema sanitario nazionale, e farsi ricchi. Lo hanno fatto per denaro i medici assassini che hanno prolungato, hanno esasperato e provocato dolori, sofferenze e morte di povera gente che si affidava e si faceva assistere da loro. Certo che non si può generalizzare se poi a Verona, nel solito Veneto operoso e miracoloso del nostro esemplare Nordest, due coniugi prima fanno stipulare un’assicurazione sulla vita del loro dipendente rumeno di 28 anni, Adrian Kosmin, e poi lo invitano a casa, lo sedano, lo bruciano e simulano un incidente per incassare 900 mila euro. No, i due, marito e moglie, non sono la norma, e non sono la norma neppure i medici di quella che viene ormai chiamata «la clinica degli orrori», che non sta nel solito parassitario sud Italia, tanto villipeso da leghisti e amici affini, che non era in qualche Napoli immaginaria dove trasferiamo e proiettiamo tutti i mali del mondo. No, questo avviene a Milano.

Nella Milano che un tempo - ormai rintracciabile solo con il test del Carbonio 14, per quanto è lontano - era la cossiddetta capitale morale, la Milano della Sanità che funziona, di Formigoni, e dei leghisti. E la Verona del rumeno bruciato per 900 mila euro e la Verona del ragazzo ammazzato di botte dai nazi in pieno centro perché non aveva una sigaretta.

Le prime pagine dei giornali di ieri sono la pietra tombale del degrado morale, culturale e umano di questo paese. Vorrei vedere i vescovi, la chiesa, la conferenza episcopale tutta, distrarsi dalle coppie di fatto, dai gay pride, e sentirli tuonare su quello che è accaduto nella civile Milano, nella civile Verona. Su un povero rumeno bruciato da due criminali. Su quelli che a Milano, nella clinica degli orrori, si telefonavano tra loro e dicevano: «tutti i casi che arrivavano venivano fatti passare per tumori anche se erano tubercolosi». Quelli che affermavano: «prendevano i dottori più delinquenti che ci sono, così gli fanno guadagnare miliardi».

Non è una cosa normale, non è un caso isolato, non basta dire, solo quelli erano così e il resto, il corpo del paese è sano. Non si possono più sentire queste cose. Guardiamoci allo specchio, e diciamoci come il degrado culturale ed etico di questo paese ha portato a una degenerazione degna di paesi del terzo mondo come la Colombia o il Venezuela. Guardiamo quanta cattiveria, quanto cinismo e quanta pochezza circola tra persone che avrebbero dovuto studiarsi a menadito il giuramento di Ippocrate, gente che ha preso una laurea in medicina per massacrare gli altri, o gente che ha la piccola azienda in crisi del nordest e per risolvere i problemi di bilancio ammazza il rumeno che lavora per loro, e che ha solo 28 anni.

Avidità, pochezza, cattiveria, e nessuna etica. Nessun senso morale. Capaci di additare gli altri come il male, e incapaci di guardare l'esempio che diamo agli altri. Capaci di andare a protestare contro un piccolo campo nomadi a Mestre, perché c'è qualche fiore e un giardinetto per bambini, un campo nomadi, tra l'altro di cittadini italiani, e incapaci di scendere in piazza contro lo scempio dei giornali di ieri. Per solidarizzare con quel poveretto che dice: «stavo guarendo, mi hanno tolto un polmone». Una volta il truffatore italiano, nella commedia di tutti i luoghi comuni dell’Italia bonaria, vendeva la Fontana di Trevi all’americano di turno. Ora il truffatore è un medico stimabile, probabilmente con una ricca casa nei quartieri buoni di Milano, o con villa sul lago, che diagnostica tumori inesistenti, e opera, opera e ancora opera.

Dire “che vergogna” non è neppure una buona frase, si usa per cose assai più piccole e assai meno sconvolgenti. Qui c’è l’orrore, come hanno titolato i giornali, ma c’è l’orrore dell’associazione a delinquere su cose che si spiegano soltanto con delle follie individuali, e non con un sistema feroce e vuoto come quello. Voglio dire che non basta un medico per mettere assieme l’orrore della clinica di Milano: ci vuole un vero e proprio sistema di direttori sanitari, di radiologi, di medici diagnostici, di anestesisti compiacenti, di infermieri, di personale e amministrativo, e infine di chirurghi. E quando in un Paese civile può accadere questo, vuol dire che il segno è stato oltrepassato, vuole dire che in Italia il senso dell’etica, l’umanità, la misericordia, la pietà sono valori che non servono più a nulla, che non contano, che sono spariti.

Io me li immagino questi primari, questi chirurghi pieni di sé, passare a trovare l’ammalato il giorno dopo, guardarlo negli occhi, intubato, sofferente, speranzoso di tornarsene a casa, quasi riconoscente del duro lavoro che ha fatto il chirurgo, chiedendo se ce la faranno, affidandosi, senza sapere di avere di fronte un criminale volgare, un mostro vero, capace di ucciderli per un nuovo modello di auto sportiva, o per una vacanzuccia a Cortina, o in qualche paradiso dei Caraibi. Gente che ti strappa via un polmone sano per una cena con aragoste e champagne. O per un Rolex d’oro in più da sfoggiare in qualche festa.

E che dire del povero Adrian Kosmin, che forse era persino contento, lui regolare rumeno che faceva l’autotrasportatore per la piccola ditta dei due coniugi veronesi. Sarà stato felice di quante attenzioni riceveva, persino quella di una bella assicurazione contro gli infortuni e sulla vita. Brava gente quella che gli aveva dato lavoro. Gente che si preoccupava della sua incolumità: se stai per strada un incidente può sempre accaderti. E allora perché non fare una bella assicurazione a spese della piccola azienda. Che civiltà. Il povero Adrian, che aveva solo 28 anni, lo avrà detto alla madre, alla fidanzata, o alla sorella che era finito tra tutta brava gente. Che poi gli italiani ti aiutano, anche quando meno te lo aspetti. Ed era un bel gesto, corretto, serio, generoso. Mica poteva immaginarlo che i due lo invitano a casa, lo addormentano, lo ammazzano, e poi lo bruciano. E vogliono far passare tutto questo per un incidente, come degli idioti, non sapendo che le autopsie parlano chiaro, e uno che muore bruciato respira il fumo che poi finisce nei polmoni. Ma Adrian era già morto, non respirava più già da tempo e il fumo nei polmoni non c’era. Ed ecco che i due sono stati arrestati. Omicidio premeditato.

Sono le élites queste, imprenditori e medici, per di più del nord, sono le élites di questo Paese capaci di tutto questo orrore. Una nuova forma di cinismo e di crudeltà che lascia agghiacciati. E che nei due casi di ieri raggiunge il paradosso. Ma il cinismo gelido, l’indifferenza cattiva, il razzismo volgare, corre sul fondo. La vergogna non è più un sentimento che si prova, la lealtà, la correttezza, l’onestà non valgono più nulla. Il Paese della doppia morale, il Paese dell’intolleranza verso gli altri e dell’assoluta indulgenza verso le proprie colpe, da quelle piccole a quelle orribili, da ieri è sprofondato ancora più in basso. È colpa di tutti. Siamo tutti colpevoli, ognuno nella propria misura. Colpevoli di non essere riusciti a fare abbastanza, anche quando abbiamo provato a fare molto, contro il degrado culturale e sociale di questo paese. Che tristezza e che vergogna.

EMERGENZA SICUREZZA II

Una pericolosa criminale fermata dalla polizia.
E' disarmata ma potrebbe far fuori centinaia di poliziotti.
Probabilmente ha tra i 15 e i 16 anni... le più temibili.

Colpevole di avere manifestato pacificamente contro l'expo a milano.

I AM PD... (elettori entusiasti!)

Sulla collocazione europea del Pd il dibattito continua a scuotere il partito. Rutelli continua a chiedere una nuova alleanza tra Pse e Alde (il gruppo dei liberali progessisti) ma dopo l'incontro con Veltroni «una soluzione condivisa da tutto il partito». Nel frattempo arriva l'altolà del capogruppo dei Socialisti europei Martin Schulz alle soluzioni "all'Italiana": «Chi fa politica in Italia deve rendersi conto che l'Europa non è un'Italia ampliata». Il 20 e 21 giugno assemblea per la scelta definitiva.

Ecco i commenti che si trovano sull'Unità di elettori entusiasti:

# Alla gente comune non interessa nulla della collocazione del PD in Europa. Interessa che si faccia una opposizione seria e chiara, senza inciuci!La destra non scherza e sta occupando lo stato con leggi ancora una volta serve alle loro logiche di poter

(11/06/08 - 10.44) corrado

# L'articolo ci consegna Veltroni e Rutelli sorridenti... (beati loro). E noi a incazzarci per un partito che fara' dell'ossimoro la propria identita'. Poveri noi

(11/06/08 - 10.43) pino da nociazzi

# Caro Rutelli, un bagno di umilta' ti farebbe bene, invece di cercare visibilita' ad ogni costo pensa seriamente alle ragioni della tua sconfitta a Roma senza dare colpe agli altri. Forse con piu' onest' intellettuale i risultati sarebbero migliori.

(11/06/08 - 10.19) antoncleto

# Ad essere sinceri non mi frega nulla di dove si collocherà il Pd nel parlamento europeo. Per l'amor di dio fate una seria opposizione all'attuale governo della mafia. Basta collaborare,rischiamo la collusione con la mafia.

(11/06/08 - 9.57) bruno

# Non è più possibile discutere su queste cose ai vertici, facciamo prima delle elezioni delle primarie e decidano gli elettori del PD

(11/06/08 - 9.54) Raimondo

# Ma perche' non si rispetta il valore della democrazia? Si fa quello che decide la maggioranza di base con le primarie.O avete paura di confrontarvi con chi nel bene o nel male vi da' il voto?Se cosi' fosse il PD e' destinato a morire.BRAVI BRAVI!

(11/06/08 - 9.13) Fabrizio2008

# Anche un bimbo piccolo riesce a capire la differenza tra Italia ed Europa. Usciamo da questo inutile provincialismo, uno scatto d'orgoglio, un colpo d'ala!!! Richiamiamo il popolo delle primarie, quello che ne resta, a decidere. Basta alledecisioni romane...

(11/06/08 - 9.09) matteo de c pitani

# che tristezza compagni...siamo passati dal comunismo cossuttiano all'"americanismo" veltroniano...berlinguer si ribalta nella tomba..ma che sinistra è??!! capitalistica, borghese, assetata di potere....post-fascista!

(11/06/08 - 8.28) red

# credo che su questa cosa, si debba chiamare a decidere, tutto il corpo del partito,riconvochiamo le assembleee, e decidiamo. No a pastroccchi, da parrocchiette.

(11/06/08 - 7.58) elio sbardella

# Il Partito Democratico era e resta un sogno. Una Federazione forte sarebbe stato molto meglio, in attesa di sviluppi anche a livello europeo. Si può ancora fare.

(11/06/08 - 7.43) Marzio Mangialajo

# Lo schifo e la distruzione completa della sinistra continua, bravi, bravi, bravi

(11/06/08 - 6.55) Mario

# Ancora una volta la mediocrità del nostro povero paese senza dignità e senza memoria viene fermata dalla solida coerenza di herr Martin Schulz.

(11/06/08 - 2.14) alberto biraghi

# Ha ragione Schulz: il problema è del Pd, non del Pse. I candidati alle primarie del 2007 dovevano esporsi chiaramente sulla questione, invece di temporeggiare: il voto degli elettori democratici avrebbe dato forza alla decisione del vincitore.

(11/06/08 - 1.32) Riccardo Patrian

# Il partito PD-meno elle è nato per far fuori Prodi e riportare Berlusconi al potere. Obiettivo raggiunto in pieno. La sua opposizione ombra è in realtà l'appoggio ombra di Veltroni-D'alema-Fassino-Finocchiaro. L'unico che guadagnerà voti è DI PIETRO.

(11/06/08 - 1.17) pamela

# Spero con grandissima passione, sincerità e anche sofferenza che i piani alti del PD ascoltino questo grido di dolore del suo popolo...non può la SINISTRA (o centroSINISTRA per non offendere nessuno!) perdere il suo unico partito moderato..

(11/06/08 - 0.32) Matteo

# Ma si sa in Italia che vuol dire far parte dei democristiani o dei liberali? Anche se il PD non è più sinistra, schierarsi lì significa che l'Italia rinuncia ad un'altra Europa e conferma il cammino neoliberale deleterio ovunque e per tutti

(11/06/08 - 0.26) mauri dalla germania

# Lo scoso aprile in campania ho votato e sostenuto il pd a prescindere dalle candidature imposte, mi sono turato ilnaso in tutti sensi,non solo per i rifiuti.Il prossimo anno starò attento:follini e rutelli possono fare a meno alle europee del mio voto.

(11/06/08 - 0.25) lorenzo

# Tanto abbiamo fatto che siamo riusciti ad esportare le nostre beghe da pianerottolo in Europa e a provocare la ramanzina (giusta) di Schulz.Per me la collocazione naturale del PD è nel PSE,proviamo a fare almeno un sondaggio tra gli elettori e vediamo.

(11/06/08 - 0.15) marilena r.

# mi sembra che la cosa non sia di molto interesse. invece sarebbe più importante vedere una massiccia opposizione a quelle leggi vergogna di questo nuovo governo.non si faccia troppa ombra,alleatevi con i no dell'idv e fate qualcosa di concreto.

(11/06/08 - 0.11) lulu

# Questo PD è già arrivato al capolinea. Ora oltre a non sapere che fare in Italia non sà neanche cosa fare in Europa. Popolo di sinistra se ci sei ancora non votare più PD. E' solo una banda di irresponsabili.

(10/06/08 - 23.51) renzo

# il problema non è dove sedersi(anche se non è secondario).Il modo pressappochista(voglio essere buono) con il quale con il quale è stato formato(ma è stato formato?) il PD viene fuori tutto ora.Non siamo né carne né pesce e non siamo neanche un partito

(10/06/08 - 23.36) Roderigo

# ..." Chi fa politica in Italia, deve rendersi conto che"... è ancora il più bel modo di guadagnare, senza sto gran darsi da fare...

(10/06/08 - 22.28) silvano angherloni

# che tristezza! con la storia del voto utile ho contribuito anch'io ad affossare la sinistra. mi rammarico molto perche il pd non sta facendo niente ed è condizionato dai convertiti dell'ultima ora e dai bachettoni.ripeto: CHE TRISTEZZA!

(10/06/08 - 22.13) ilaria

# Ma basta con gli strappi a sinistra. Ho ascoltato le parole di Veltroni sul Parlamento europeo e mi è sembrato un modo di parlare arrogante e incosistente. Il PD è ai suoi primi vagiti e vuole insegnare agli altri in Europa!! E' pazzesco.

(10/06/08 - 21.49) Pilati Giuseppe

# Martin Schulz ha ragione. Purtroppo deve rendersi conto che in Italia all'interno del PD ora, Ulivo e Unione in passato, c'è sempre qualcuno che rema contro. E i recenti risultati elettorali lo dimostrano. Daccordo sulla dialettica, autolesionismo no.

(10/06/08 - 21.41) Carrer Graziano

# No pse? No party.

(10/06/08 - 21.33) Veltroni e Rutelli, perdenti in partenza

# Credo che il PSE sia la collocazione naturale di un Partito che ancora voglia definirsi di centro-SINISTRA.. Zapatero vince in Spagna perchè non ha paura del significato della S (Socialista) di PSOE.. Perchè noi sì?!

(10/06/08 - 20.42) Arco Jannuzzi

# spero proprio che i dirigenti del PD leggano i commenti, sono proprio molto divertenti, ma purtroppo anche molto tristi. Che fine ingloriosa!!

(10/06/08 - 20.39) stanco

# Al piacione romano, voglio dire che ha avuto fin troppe occasioni per mostrare la bontà delle sue idee. Non he ha sfruttata alcuna, tragga quindi le conseguenze...

(10/06/08 - 20.38) corby

# IL PD SI CARATERIZZA ANCHE IN QUESTA OCCASIONE PER ESSERE FUORI DALLA REALTA'. A NOI BASTEREBBE ALLINEARE GLI STANDARD DI DEMOCRAZIA ALL'EUROPA, INVECE DIVENTIAMO, UNA TRAGICA DERIVA DI DIRITTI: SI ALLE INTERCETTAZIONI - SI ALLA DEMOCRAZIA TRASPARENTE.

(10/06/08 - 20.37) Paola F

# che noia, questi due personaggi,sconfitti alle ultime elezioni sono ancora in giro. parlano tanto di America e di Europa ma dimenticano che li, chi viene sconfitto va via e lascia il posto a chi ne è più capace. Che tristezza.

(10/06/08 - 20.35) stanco

# Ulteriore rinvio per non attestare il fallimento di una convivenza inutile che paralizza tutti nel partito

(10/06/08 - 20.20) Fabio

# C'è ancora qualcuno che crede che il PD sia una cosa seria? Allora la faccenda è grave.

(10/06/08 - 20.09) Dr. Lello Frankenstein

# Il Pd non ha alcun diritto di sedere nei banchi del Pse, perché sin dalla sua costituzione si è chiamato fuori dal Socialismo. Veltroni ha scelto di andare a Destra, a braccetto con Berlusconi. Sieda nei banchi del Ppe, oppure stia a casa.

(10/06/08 - 19.52) Ivan Perotto

# Ma Rutelli ancora si permette di parlare? Dopo la batosta di Roma (interamente colpa sua), pretende dettare legge? Se non vuole entrare nel PSE, lui e la Binetti se ne vadano nel PDL o nell'UDC- sempre che qualcuno li voglia!

(10/06/08 - 19.45) Antonio Lo Giudice

# ulteriore prova del fallimento di quel progetto sciglietelo finchè siete in tempo

(10/06/08 - 19.39) iskra58

# GRANDE VELTRONI... DOPO L'ITALIA? L'EUROPA!!! CANCELLARE LA SINISTRA ANCHE DAL NOSTRO CONTINENTE... MA SI MA SI! quando si inizia un lavoro si va fino in fondo. mica lasciamo le cose a meta noi!!! grande Valter. vai così.

(10/06/08 - 19.38) Michele

# Capiranno piano piano cosa si prova ad essere italiano all'estero?? Pensano di fare e disfare come credono?? Bene Schultz, eventualmente ne prenda una manciata a caso di questi "politici"(?) e gli insegni la politica, ma la politica......e la civiltà...

(10/06/08 - 18.42) antonella

# ilP.D.sta attraversando una crisi profonda,per sgretolare tutto basta dividersi alle elezioni europee.Questo mio monito vale per tutti i componenti della sinistra comprtesa l'ala cattolica del ex Margherita rutelliana.Così addio sogni di gloria.

(10/06/08 - 18.41) Luigi Testi

# L'unica cosa desolatamente certa è che ,con questa querelle Rutelli Veltroni,la sinistra è nel marasma e i predoni della destra al sicuro e senza opposizione

(10/06/08 - 18.23) Patrizia

# Auspico vivamente che una parte del partito voglia prendere una poizione chiara e forte, la collocazione al partito socialista europeo è stata anche sostenuta nella mozione Fassino che ho sostenuto e promosso.Riformisti nella coerenza delle scelte.

(10/06/08 - 18.13) simonetta imperia

# Siamo un'anomalia ritagliata su Berlusconi

(10/06/08 - 18.12) rick

# siamo al cupio dissolvi.Non ho altri commenti da fare.Peccato per chi ci ha creduto.Veltroni ritirati, fai un'opposizione fiacca.

(10/06/08 - 18.09) valenti giuseppe

# Ormai il regime è conclamato.Il PD non è nemmeno opposizione in Italia a una destra schifosa e criminogena.Figuriamoci se entra nel PSE in Europa:troppo senso civico da condividere, Berlusconi e i suoi servi più stretti non condividono. Bye,bye PD!

(10/06/08 - 18.07) marco

# bisogna contrattare su tutto tra i pidini. la posizione migliore nel parlamento europeo è al centro, estattamente sulla linea di mezzo per cui uno sulla poltrona sx, uno sulla poltrona dx, uno aulla poltrona sx, uno sulla poltrona dx, uno... ecc...

(10/06/08 - 17.00) adolfo v.

# Ex D.S.- costutuiamo, se è possibile, il "Gruppo Progressista" anche se in pochi.

(10/06/08 - 16.59) nazzareno

# Da Gramsci a Veltroni, ovvero dall'autore dei "Quaderni" al raccoglitore di figurine autore de "Il calcio è una scienza da amare". Come siamo caduti in basso!!!! Quando finirà questo calvario? Quando se ne andrà nella sua America? Angelo

(10/06/08 - 16.14) Angelo Amarella

# Il PD iniziera' a sparire con le europee... lo sanno tutti! e alcuni nel PD sia di area "socialista" che di area democristiana non aspettano altro. Perche' aspettare tanto?

(10/06/08 - 15.11) Michele Calabresi

# Quando avete fondato il Partito Democratico non sapevate che eravate in Europa e non in America?

(10/06/08 - 15.05) ...

# La risposta è ovvia: con il PSE "ma anche" con il PPE. Che tristezza!!!!! un partito senza anima, qualcuno mi sa dire le 3 idee guida del PD? Non resta che votare Di Pietro....

(10/06/08 - 15.00) Daniele

# mi permetterete di essere franco.Non me ne frega un'acca dove si siederà il pd in europa.Per me può andare direttamente a sedersi col ppe o col pse.Tanto,il programma è centrista,democristiano e pure riformista.

(10/06/08 - 14.51) nino

# Sono sicuro che al 100% dei cittadini non importa un fico dove si siederanno i vari d'alema e fassino, piuttosto fate l'opposizione seria e decisa .

(10/06/08 - 14.36) di pasquale

# Il pd deve sedere dove gli schieramenti in europa sono + affini al suo modo di intendere la soluzione dei problemi, dove la sua cultura può contribuire, dove gli ideali si contemperano con gli altri. Per me la scelta è quella progressista,europeista.

(10/06/08 - 14.11) marco

# gli ex socialisti (tra cui Stefania Craxi) dicono che i socialisti stanno perfettamente bene nel PPE, e si riconoscono perfettamente nei suoi valori; spero solo che scherzino, se il PD è un partito progressista e di centro sinistra, è ineludibile il PSE

(10/06/08 - 13.27) andrea

# Che tristezza dover vivere queste situazioni fino a pochi mesi fa inimmaginabili!!!! Spero che si continui a guardare a sinistra!!!

(10/06/08 - 13.02) red58

# Il PD è erede della socialdemocrazia del 900, oppure si vuole rifare solo la DC? E' un partito di centro sinistra o ancora non sappiamo chi siamo? Secondo me il gruppo che può rappresentare tutti gli elettori del PD, è il PSE. Basta con le italianate!!

(10/06/08 - 13.00) silvana Erasmi

# è una domanda inutile nel merito e nel metodo...vediamo quanti seggi prende il PD alle elezioni europee e solo allora si deciderà..o rischiamo di buttare il bambino con l'acqua sporca.

(10/06/08 - 12.25) alex

# non c'è nulla di socialista o socialdemocratico nel pd. il pd è un grande partito di centro che sembra ogni giorno di più la continuazione naturale della democrazia cristiana. perciò che vadano coi popolari e inciucino con Berlusconi pure a Bruxelles!

(10/06/08 - 11.41) Enrico Berlinguer ci manchi molto

# Lo deve decidere il "governo-ombra". Se abbiamo detto che c'è, bisogna che gli si dia spazio.

(10/06/08 - 11.31) Cris

# Veltroni ha distrutto tutto.

(10/06/08 - 11.16) Choedrak

# A mio parere dovrebbe sedere nel PSE,anche se ci vorrebbe una forza democratica europea, il partito democratico europeo.Maggiore incisività e radicalità nell'opposizione!

(10/06/08 - 11.02) Stefano

# Credo che sia il momento di finirla. In Europa c'è una e una sola casa, il PSE, come in Italia c'è una e una sola festa di partito, la Festa de L'Unità. Ora basta!!! Ma chi è che porta i voti in questo partito

(10/06/08 - 10.31) Roberto

# C'è il Governo-ombra, adesso. Dovrebbe deciderlo lui

(10/06/08 - 10.16) Jarno

# Bravi Bravi... Se andate fuori dal PSE almeno non beccate più neanche un voto! Ve lo faremo vedere noi cosa vuol dire perire per il VOTO UTILE stavolta!!! By Elettore di SINISTRA DEMOCRATICA (Noi abbiamo Fava e Mussi, voi la Binetti, Calearo e Rutelli!)

(10/06/08 - 10.02) Michele Timini

# da quello che si sente pare il PD si ridivida in due o tre partiti,faremo la fine di Casini e Mastella:B.avrà il totale degli elettori:siamo tornati al 1922 ammodernato e corretto,in peggio.si deve andare nel pse,O SI MUORE.

(10/06/08 - 9.32) tommj

# Non vedo dove sia il problema e che problema c'e' ha sedersi nei banchi del pse. E non vedo il problema per i cattolici sedersi nei banche del pse

(10/06/08 - 8.40) luigi favari

# personalmente non vedo alternativa al fatto che debbano sedersi insieme al pse,se così non fosse, non resta altro che constatare la morte certa di un partito , forse veramente mai nato.

(10/06/08 - 8.35) riccardo

# Visto Veltroni, ora non sapete nemmeno da che parte stare. Volevi fare l'americano e infatti hai messo al bando i comunisti, cosi bene che nemmeno berlusca. Complimenti. E Prodi ha ragione: lo avete tradito, ora si fa i cazzi suoi

(10/06/08 - 8.23) Augusto

# Con i socialisti! Ci siamo accentrati troppo, almeno una fettina della nostra storia manteniamola!

(10/06/08 - 3.47) Matteo

# Sono un ex democristiano, socio fondatore del PD, non avrei alcuna difficoltà a sedere accanto ai socialisti europei, ben diversi da quelli nostrani. Sono convinto però che la novità costituita dal PD dovrebbe essere esportata anche in Europa.

(10/06/08 - 2.30) Benedetto Romeo

# dopo il suicidio politico italiano, ora anche il suicidio europeo!!! veramente una grande intelligenza Walter! mi raccomando tenetevi stretto questo gruppo dirigente che la destra governerà per i prossimi 50 anni... Grazie Valter!!!

(10/06/08 - 2.23) Michele

# francamente lo trovo un falso problema in questo momento è importantdire chiaramente dove sediamo al parlamento italiano,ovvero se siamo pronti e convinti ad una seria opposizione per contrastare una maggioranza intenzionata a fare tabula rasa dei diritti...

(10/06/08 - 0.33) claudio gandolfi

# Personalemnte io, che pure ho sostenuto in tuttii modi la nascita del PD, voterò un candidato che intenderà aderire al gruppo del PSE, altri non mi interesseno. Coloro i quali poi ascoltano giornalmente le voci papaline poi..... non mi interresano.

(10/06/08 - 0.29) lorenzo

# Questa discussione non entusiasma e non interessa ai cittadini. Noi siamo nati per essere qualcosa di nuovo sia in Italia sia in Europa. Che siano socialisti o liberaldemocratici o autonomisti o indipendenti, dobbiamo unire! Basta sigle vecchie!

(09/06/08 - 23.39) Pier Carlo Begotti

# Fine dello Stato laico! Fine del partito democratico! Minoranze comuniste e minoranze cattoliche distruggono il PD: non sanno accettare la democrazia! Non rispettano la Maggioranza!

(09/06/08 - 23.07) M2

# Io approvo,da cattolica,la proposta di creare un gruppo in seno al Parlamento europeo "progressista" che raccolga il filone socialista, cattolico-operaio,liberale in una sorta di federazione del gruppo progressista di centro sinistra.

(09/06/08 - 22.45) maria di falco

# Fate sedere veltroni lontano dai socialisti europei per favore! Sono da sempre socialista e sapere che veltroni che inciucia col peggio della destra xenofoba, fascista, razzista, televisiva e populista italiana, siede coi socialisti, mi fa ribrezzo.

(09/06/08 - 22.43) giuliano4

# Finitela di litigare e pensate al paese! Mica siamo a scuola..Io non mi siedo vicino a quello .. ecc. oh? l' importante é FARE qualcosa, con CHI poi si vedrà!

(09/06/08 - 22.31) SILVIA BOCCABELLA

# C'era la favola delle primarie, qualche mese fa...Affidare la scelta al voto dei simpatizzanti, ipotesi blasfema? pare di si. Quando opterete per forme di politica realmente partecipativa, fate un fischio. Nel frattempo voto Di Pietro. Buon appeasement......

(09/06/08 - 22.17) Angelico Iadanza

# Non vorrei più che qualcuno del pd si senta "ex margherita" o "ex ds": ora c'è il pd! Non siamo ancora arrivati alla vera e auspicata fusione, se c'è qualcuno che pensa ancora così. Nel pd ci sono anche persone che prima non erano di questi due partiti.

(09/06/08 - 22.17) sg

# Questo PD più che democratico è democristiano e non ci piace: si seggano dove vogliono, i quadri dirigenti hanno affossato la sinistra e tentano di annacquare il senso civile del proprio elettorato. Riusciranno a perdere voti: non avranno i nostri.

(09/06/08 - 21.26) Francesca e Tiziano

# Da ex elettore pentito del Pd,vi auguro una agonia dolorosa.Dato che siete incapaci di fare opposizione e non sapete nemmeno cosa sia la moralità,sedetevi negli ultimi banchi insieme a berlusconi e usate pure il cellulare tanto non sarete intercettati.

(09/06/08 - 20.47) Carlo

# Sedetevi dove volete, ma per favore fate che il Pd non sporchi i banchi dei socialisti europei. Nell'Europa democratica nessun socialista si sognerebbe di dialogare con chi vuole fare una legge per nascondere la corruzione dei politici. Grazie.

(09/06/08 - 20.44) roby

# Non capisco perche' dal momento che si e' deciso di cambiare identita',rinunciando ai vincoli di certe ideologie ma fare riferimento ad esse solo in termini culturali,non si debba formare un gruppo nuovo.

(09/06/08 - 19.43) giuseppe

# Con i PopolarSocialisti? Che tristezza. :-(

(09/06/08 - 19.27) Nicola

# per me con il PSE, ma se ci sono tanti dubbi si potrebbe decidere con delle primarie.

(09/06/08 - 19.25) Cecilia Chiara

# Con l'Italia consegnata a Berlusconi dal Pd e soci ci si preoccupa di dove collocarsi a Strasburgo,personalmente mi fanno pena, come classe politica e dirigente..,avendo abbandonato la sinistra, non avendo scelto la via socialdemocratica, ma centrista..

(09/06/08 - 19.17) Francesco

# ne carne ne pesce proprio come Veltroni,che amarezza....!

(09/06/08 - 19.11) max

# per il momento ho votato Di Pietro, ma non voterò mai un PD CHE NON SI SIEDA A SINISTRA

(09/06/08 - 19.05) GIOVAN SERGIO BENEDETTI

# Già che c'è, aderisca al PPE............

(09/06/08 - 18.47) Dario

# come siamo andati da soli nella precedente votazioni in Italia,si può tentare da soli anche alle europee.Andare assieme di coloro accettano il programma del P,D.EsempioI.D.V.

(09/06/08 - 18.42) Luigi Testi S.Gimignano

# Non vorrei che il PD si dilaniasse anche con la collocazione nel parlamento europeo.Come elettore dico:chissenefrega della collocazione,sono le idee che contano e non mi sembra che il PD ne sia fornito in questi tempi!

(09/06/08 - 18.40) giorgio

# Se andate avanti così nei banchi della destra europea (forse). C'è il governo ombra ma non c'è ombra di opposizione

(09/06/08 - 18.25) MC

# Lo dicevo io... siamo un'anomalia costruita intorno a Berlusconi. Riccardo Brizioli

(09/06/08 - 18.19) riccardo

# I nodi vengono al pettine,stupiscono le fantasiose soluzioni proposte , sono sicuro che alla fine il PD non aderirà al PSE e sarà l'ultimo atto delle completa liquidazione della più grande forza politica della sinistra. Complimenti cari compagni.

(09/06/08 - 18.16) fabio

# Poveri noi anche questo... ma che pena mi fate ... per favore mettetevi per terra e riflettete altrimenti lasciate il posto agli altri

(09/06/08 - 18.03) franco

# Invito a leggere l'articolo di Gianni Vernetti su Europa: bisogna convincere Francesi e Spagnoli, Tedeschi, Svedesi e Greci che dobbiamo imparare da Giapponesi, Indiani e Statunitensi (ci ha risparmiato i Cinesi)

(09/06/08 - 18.02) stefano

# nel socialismo europeo si deve sedere portando al suo interno quella carica di rinnovamento che si è cercato e si cerca di costruire in italia con il pd dove l'unica strada percorribile è l'ampliamento del dialogo laici cattolici

(09/06/08 - 17.57) gioachino pozzi

# perseverare diabolicum. soli e perdenti verso il baratro.

(09/06/08 - 17.51) algernon

# e io che avevo tante aspettative con il pd ........

(09/06/08 - 17.47) titti


# Oggi come oggi, fossi io a decidere, non avrei alcun dubbio sulla nostra collocazione europea, entrerei in un grande gruppo, anche perchè le grandi questioni si possono affrontare esclusivamente se riesci a fare "massa critica". Quindi PSE

(09/06/08 - 17.43) matteo de capitani

# Perchè non farlo scegliere agli elettori con le primarie? Possibile che le primarie siano servite solo a ratificare decisioni? Non sono un fan di questo strumento, ma se lo si è scelto usiamolo quando serve.

(09/06/08 - 17.39) Daniele

# è il solito:forza di lotta e di governo.

(09/06/08 - 17.19) desiano

# IL PD A QUELLA DATA NON CI ARRIVA. POVERA IMPAURITA ITALIA PATRIA DEI DIRITTI ROVESCIATI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1

(09/06/08 - 17.19) DALIDA

# Essere o non essere:questo è il problema.

(09/06/08 - 17.00) Leo

# per quanto mi riguarda il PD puo' abbondantemente sedersi fuori dal parlamento, tanto di sinistra non ha nulla (tranne il destino), il centro e' gia' affollato...

(09/06/08 - 16.55) cosimo

# Io li metterei con il Popolo della libertà... tanto chi si accorge della differenza?

(09/06/08 - 16.55) Dario

# Ah bé, questo sì che è importante...

(09/06/08 - 16.51) Vittorio

# Arriva l'estate, il caldo aumenta ed il PD si scioglie come un gelatino. Quest accade quando da lavoratori si diventa gelatai e venditori di lecca-lecca.

(09/06/08 - 16.50) Compagno Deceduto

# premettendo che faccio il tifo per veltroni e per il pd, io rimango dell'idea che a sinistra ci volevano (vogliono?) tre partiti: uno cattolico/liberale, uno socialista, uno dell'alternativa (quest'ultimo con un po' più di senso comune, però...)

(09/06/08 - 16.44) giuseppe faricella

# Ho proprio paura che, se va avanti così, il PD al 2013 non ci arriva.

(09/06/08 - 16.43) Massimo Baldacci

EMERGENZA SICUREZZA

La campagna elettorale è stata improntata tutta al problema della sicurezza in italia.
Naturalmente la sicurezza degli italiani contro gli extra-comunitari (e i rumeni che sarebbero comunitari, ma gli italiani non lo sanno).
Hanno preso circa tre casi (Reggiani in primis) e ci hanno frantumato le palle per mesi.

Così la destra vince le elezioni e tenta di inserire:
- il reato di immigrazione clandestina: che è inapplicabile.
- una legge per impedire alla magistratura di usare le intercettazioni telefoniche... (?!?!?!?!)

Ma... se era emergenza sicurezza perché i magistrati non devono più poter usare uno dei migliori strumenti di indagine?
Il berlusconiano e forse anche il veltroniano risponderà che siamo troppo intercettati, che la privacy è in gioco, che costano troppo... a questo proposito vi rimando ad un video di Marcuccio Travaglio che vi spiega le cose come stanno...

Ma visto che Travaglio è un noto bolscevico (ahaha), se ancora avete intenzione di prendere la pillola blu e di dire che i reati sono normali in quell'ambiente, l'italia è così e bla bla bla, mi permetto un suggerimento che spero NON si rivelerà profetico...
Guardatevi bene dall'investire in azionario italiano. :)

E ci rompono ancora le palle con il nucleare...

Fonte: Repubblica

Un disegno della centrale eolica ad aquiloni
CHIERI (Torino) - Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via". Più in alto arrivano, più forte tirano.

A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica.

Il fatto che il primo abbia un'azienda di sistemi automatizzati e il secondo insegni Controlli automatici all'università ha solo fornito gli strumenti per dare la scalata ad un obiettivo, a prima vista, impossibile: produrre tanta energia elettrica quanto una centrale nucleare, solo grazie al vento. Partendo non dalle gigantesche eliche delle turbine che ormai si costruiscono un po' dappertutto, ma dagli aquiloni dei bambini.

KiteGen, come si chiama il progetto a cui lavorano Milanese ed Ippolito, non è l'unico nel mondo a puntare in questa direzione, ma è anche uno dei rarissimi casi in cui l'Italia, che le energie rinnovabili, normalmente, si limita a comprarle, è alla frontiera della ricerca. All'idea del vento dagli aquiloni lavorano anche, infatti, almeno altri due gruppi, in Olanda e in California.

E' una guerra di brevetti. Perché, se gli esperimenti confermeranno le prime verifiche e i primi risultati dei prototipi, è come mettere le mani su una sorta di pietra filosofale, capace di scavalcare le debolezze più vistose dell'energia eolica e, in generale, delle energie alternative: costose, si dice, ingombranti, incostanti, troppo poco potenti. Dalla parte degli aquilonisti, c'è, anzitutto, il vento. Quanto forte soffia, per cominciare.

A 80 metri di altitudine (l'altezza normale di una turbina) il vento spira, in media, nel mondo, a 4,6 metri al secondo, un po' più di 16 chilometri l'ora. E' un primo problema. Sotto i 4 metri al secondo, infatti, le turbine, normalmente, vengono spente, perché diventano antieconomiche. Il Texas occidentale - dove l'Enel ha appena varato una centrale eolica con 21 turbine - è un'area ricercatissima, perché il vento soffia in media a 7-8 metri al secondo (un po' meno di 30 chilometri l'ora), che viene definita una velocità ottimale. Ora, a 800 metri di altitudine, il vento soffia, in media, nel mondo, a 7,2 metri al secondo. La velocità ottimale. E un parametro cruciale, perché, spiegano i manuali di fisica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta in modo esponenziale con la sua velocità. "A mille metri di altezza - dice Milanese - l'energia che puoi ottenere è otto volte quella disponibile a livello del suolo".

Il secondo problema del vento è che, in molti posti, non c'è sempre o, semplicemente non ce n'è. A De Bilt, in Olanda, che è un posto ventoso, le turbine funzionano 3 mila ore l'anno, in pratica un giorno su tre. A Linate, nessuno installa turbine, perché il vento è zero. Ma chi l'ha detto che la pianura padana è senza vento? Basta andare a 800 metri d'altezza: c'è vento per 3 mila ore l'anno, quanto a De Bilt per le turbine. E, nel cielo sopra De Bilt, si arriva a 6.500 ore, più di due giorni su tre. A Cagliari, si passa da 2.800 a 5 mila ore. Di vento, insomma, ce n'è molto di più di quanto si possa pensare sulla base dell'industria eolica attuale. Ma come catturarlo? "Con lo yo-yo" rispondono Milanese e Ippolito: un aquilone che sale e scende nel cielo.

In un capannone di Chieri, alle porte di Torino, l'aquilone elettrico dispiegato non è altro che un normale kite per il surfing. Assicurato a due leggeri cavi, da 3 millimetri di diametro, lunghi 800 metri, l'aquilone si libra in volo, sostenuto dal vento. Srotolandosi, i cavi fanno girare due cilindri ed è questa movimento che genera energia, come si carica una dinamo. Ma questa è la parte più facile. Da buon velista, Milanese spiega che una barca con il vento in poppa va meno veloce di una barca che lo prenda ad angolo acuto.

In termini scientifici, la potenza generabile dall'aquilone aumenta in funzione della velocità con cui si muove rispetto al vento. La parte importante del KiteGen è, infatti, il sistema di navigazione. Dei piccoli sensori, con rilevatori Gps, sono fissati sull'aquilone e collegati con un computer a terra che gestisce la navigazione dell'aquilone: un software manovra piccole trazioni sui cavi per assicurare che il kite proceda tracciando vorticosi 8 nel cielo. Grazie a queste scivolate d'ala, l'aquilone aumenta il suo differenziale di velocità rispetto al vento e, dunque, la potenza elettrica generabile. In pratica, l'aquilone si comporta come la striscia più esterna dell'elica di una turbina, senza dover far girare complicati ingranaggi: "Di fatto - dice Milanese - prendiamo la parte migliore di una turbina a vento e la mettiamo dove il vento è più forte".

Quando il cavo è tirato al massimo, l'aquilone non genera più elettricità. Uno dei due cavi viene mollato, l'aquilone si impenna, non offre più resistenza al vento e viene riabbassato: "Per recuperarlo, consumiamo il 15% dell'energia generata in ascesa". Il passo successivo è immaginare una serie di questi yo-yo che funzionano insieme. "Basterebbe tenerli distanti 70-80 metri l'uno dall'altro - dice Milanese - mentre le turbine devono essere separate da più di 300 metri". Questo significa che, invece di avere decine e decine di torri eoliche ad ingombrare il paesaggio, per generare la stessa quantità di energia basterebbero alti e invisibili aquiloni che, a terra, non occuperebbero più spazio di una normale centrale elettrica.

Tutto questo, comunque, per ora è sulla carta. KiteGen, finora, ha solo fatto volare il prototipo, generando, in tutto 2,5 kilowatt. "Ma - assicura Milanese - il prototipo ha rispettato le simulazioni del computer e questo ci rende fiduciosi sul fatto che anche le altre simulazioni siano realistiche". E questo spinge Milanese a pensare in grande. Ad esempio, ad un altro attrezzo per bambini: una giostra. Se si montassero 200 aquiloni su un anello, che la forza del vento fa ruotare, questo movimento potrebbe generare energia con una potenza di 1.000 megawatt, quanto una media centrale nucleare. Occupando, sul terreno, non più di un cerchio del diametro di 1.500 metri. Al costo, calcola Milanese, di 5-600 milioni di euro, un sesto di quanto costi, oggi, una centrale atomica. L'energia prodotta dalla giostra KiteGen sarebbe, infatti, più intermittente di quella nucleare, ma anche assai meno cara. Se la scala fosse davvero di mille megawatt, un kilowattora, secondo i calcoli di Milanese, costerebbe solo un centesimo di euro, un terzo di quanto costa, oggi, l'energia più economica, il carbone. Tutto così semplice? Con le energie alternative, sognare sulla carta è facile. Il responso finale, poi, come direbbe il vecchio Dylan, "soffia nel vento".

Wednesday, June 4, 2008

Il volto cattivo

Riporto questo articolo di Dijana Pavlovic apparso sull'unità.
Ci sono due chiavi di lettura: la prima è la rabbia (incredibilmente edulcorata) di chi subisce una politica razzista. La seconda è la consapevolezza che questo tipo di politica non porta alcun miglioramento nella condizione sociale dei cittadini. Che stupidamente e puntualmente abboccano. I loro problemi sono altri e sono causati da altri tipi di criminali... gli stessi che li istigano alla violenza.
Buona lettura.




La scelta del Comune di Venezia di offrire una vera opportunità di integrazione ai rom che vi risiedono regolarmente, lavorano e mandano i figli a scuola avrebbe dovuto avere il plauso di chi invoca legalità e sicurezza. Ma per i leghisti veneti non è così. È forse meglio il rogo dei campi a Napoli, le molotov di Pavia, le accuse mai provate di rubare bambini, le ronde che percorrono le città d’Italia? La feroce campagna della «Lega contro zingari e immigrati» continua alimentando l'insofferenza diffusa contro il diverso, l’immigrato, lo zingaro che assume i connotati espliciti della xenofobia e del razzismo.

Ma proprio chi invoca sicurezza sa che quanto più una comunità è in condizioni di stabilità, ha un minimo di sicurezza sociale, più è garantita sicurezza per tutti.

Ma quello che io ho visto è che questo non interessa. I 65 sgomberi di cui si vanta il vicesindaco di Milano non hanno risolto il problema dei campi abusivi - si sono solo spostati altrove - in compenso hanno distrutto quel poco di integrazione che si era realizzato con gli uomini che lavoravano, anche se spesso in nero perché ricattati, e i bambini che frequentavano le scuole. È forse più sicuro rendere queste persone più disperate, costringerle a disperdersi sul territorio e arrangiarsi come possono per sopravvivere?

I dati delle Nazioni unite classificano l’Italia come uno dei paesi industrializzati più sicuri al mondo: solo in Austria e Giappone ci sono meno omicidi che in Italia e per quanto riguarda scippi e borseggi - i reati che più si attribuiscono ai rom - l’Italia e al 14° posto sui 18 paesi esaminati, e così via.

La paura agitata dai leghisti è il frutto di una logica senza prospettiva: chi può pensare di invertire i fenomeni migratori che ovunque stanno cambiando il mondo? È la scelta di un consenso ottenuto all’insegna di una insicurezza costruita gridando a un lupo senza denti. Scarica sul più debole il malessere di una società che ha un disagio sociale e morale profondo, grande responsabilità del quale tocca a una politica che rinuncia al compito di educazione civile per seguire gli istinti peggiori in un perverso circuito: la politica, con il coro condiscendente dei media, alimenta la paura dei cittadini che premiano con il voto questa politica.

Questa nuova Italia che criminalizza per decreto la povertà, della violenza contro gli ultimi, del pregiudizio elevato a verità, della giustizia fai da te dovrebbe invece riflettere sul lungo decorso della malattia che l’affligge e sulle preoccupanti prospettive del suo futuro. Non si può non legare i Maso, le Eriche e gli Omar, che uccidono i genitori per denaro, ai ragazzini che violentano e uccidono una coetanea, al branco che uccide un diverso da loro a Verona, al bullismo nelle scuole, alla violenza praticata nelle famiglie.

Coloro che aizzano i cani, lanciano molotov e sassi, percorrono in ronde minacciose le città, i sindaci che annunciano nei cartelloni che «i clandestini possono stuprare i tuoi figli» sono il volto vigliacco di chi non guarda al male che porta dentro di sé, di chi rifiuta di affrontare la camorra che a Napoli controlla i rifiuti e organizza i roghi dei campi rom, la mafia padrona della vita e del voto dei siciliani, l’andrangheta non solo padrona del territorio calabrese ma di interi quartieri di città come Milano.

Di fronte a tutto questo io, rom e cittadina italiana, che so bene quanto il rispetto della legge protegga me e il mio popolo, dico alla Lega quanto mi pesa che sappia mostrarmi solo il volto vile del paese che amo.

dijana.pavlovic@fastwebnet.it

Friday, May 30, 2008

Finché saremo informati...

Il ministro dell'opposizione Ualter Veltronik ha deciso di opporsi alla norma salva rete 4 contenuta nel pacchetto sicurezza (sicurezza... mah!).
Questo perché - ad Anno Zero - Marco Travaglio ha reso noto ai telespettatori il contenuto di quella norma. E ciò nonostante i ridicoli tentativi di Belpietro (puntalmente zittito) di confondere le acque.
Il ministro dell'opposizione probabilmente ha capito che i vantaggi di opporsi a quel decreto in termini elettorali erano superiori ai vantaggi che gli garantiva il premier se non si fosse opposto.
Quando anno zero finirà (secondo me ben presto) e non verremo più informati, i vantaggi in termini elettorali saranno azzerati e il ministro dell'opposizione potrà riprendere la sua opposizione "costruttiva".

Wednesday, May 28, 2008

La parola a Carlo Rubbia

n una recente intervista, Carlo Rubbia ( premio Nobel per la fisica ) ha dichiarato:

“Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra”.

" Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie”.

Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali."

" Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso”.

“C'è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma”.

"I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente”.

Se è così semplice, perché allora non si fa?

“Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa”. (30 marzo 2008)

Aggiungerei questo: lo sviluppo di energia alternativa non è più soltanto una scelta da illusi nostalgici figli dei fiori (come risulta in tutti gli approfondimenti televisivi italiani). In realtà, anche se questo tipo di attività ha bisogno del supporto dello stato (stiamo sempre parlando di energia!), le aziende che lavorano in questi settori stanno conoscendo uno sviluppo enorme, soprattutto a fronte dell'incremento del prezzo del petrolio. I fondi di investimento che si basano su energie alternative (es. il lussemburghese Ventobel) sono quelli a più alta redditività (quello su cui sto investendo i miei magri risparmi ultimamente ha avuto un rendimento medio del 33% annuo).
Ci sono stati - come la Spagna - che stanno puntando su queste fonti per diventare competitivi nel "lungo" (neanche tanto) periodo. Pecoraro Scanio aveva fatto rientrare Rubbia per un progetto pilota in puglia. Ora naturalmente verrà bloccato tutto per rincorrere il nucleare con cui non ci faremo niente.
Se siamo italiani non c'è bisogno di disperare. Sosteniamo queste attività con i nostri soldi. Destinare i nostri soldi su questa o quella attività produttiva vale più del nostro voto. Senza contare che la cosa oggi è anche estremamente conveniente...

Thursday, May 22, 2008

Anatomia dei Berlusconiani

Se qualcuno oggi fa notare che Rete4 trasmette illegalmente (secondo la sentenza della corte europea) viene additato dalla gente di destra come il solito comunista illiberale.
Questo dimostra che gli italiani (di destra) sono stati addomesticati a pensare come il loro leader, a ripeterne le frasi fatte senza capirne i concetti e ad affidasi a lui ciecamente.
In una parola, sono diventati: "Berlusconiani".
In realtà gli italiani non sono nuovi a comportamenti di questo tipo: durante il ventennio fascista è andata proprio così... bastava vedere mussolini che a torso nudo lavorava nei campi (2-3 minuti) per convincersi che fosse l'uomo del fare.

Caratteristica del Berlusconiano è dunque l'incapacità al ragionamento.
Torniamo all'esempio di rete 4.
Un berlusconiano d.o.c. direbbe sicuramente che i comunisti sono entrati anche alla corte europea; altrimenti questa non avrebbe nessun motivo per decretare l'illegalità di rete 4.
Questo perché il berlusconiano sa che chiunque attacca Berlusconi è un comunista.
Invece la sentenza su rete 4 deriva dall'esigenza di attivare meccanismi di libera concorrenza che garantiscono il corretto funzionamento del mercato LIBERALE.

Da wikipedia "Cresce anche nei sistemi liberisti, per la sopravvivenza stessa del principio libertario, l'esigenza di combattere la tentazione monopolistica dell'operatore, o la sua forma minore che è l'abuso di posizione dominante, contrastando l'affermarsi di posizioni di controllo di fatto di un mercato da parte di un singolo operatore (o di un cartello di operatori)."
In altre parole, per difendere il liberismo, bisogna difendere la concorrenza.
E dunque la sentenza della corte europea va a contrastare proprio una situazione ILLIBERALE.

A questo punto se il berlusconiano si è semi-svegliato possiamo divertirci a dargli la scossa finale. Supponiamo per un momento che un leader di un partito comunista vinca le elezioni. Dopodiché su un settore industriale a caso (es. noleggio auto) attribuisce la licenza all'attività produttiva ad un suo protetto. Es. si stabilisce che Mr. X sia l'unico sul territorio che può noleggiare automobili. Potremmo considerarla una mossa statalista di un brutto "comunismo" occidentale?
Bene: applichiamo le seguenti sostituzioni:
Leader comunista = Craxi
Protetto = Berlusconi
Settore industriale = settore televisivo.

Wednesday, May 21, 2008

Debito Pubblico

Il controllo del debito pubblico è uno dei temi più gettonati dall'agenda politica.
Ma pochi conoscono effettivamente di cosa si tratta.
Leggiamo la definizione data da wikipedia: "Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (come BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale."

In pratica lo stato si indebita prevalentemente verso le banche per recuperare il denaro necessario al suo fabbisogno a fronte dell'emissione dei cosidetti titoli di stato. Alcuni di questi titoli vengono collocati ai risparmiatori, altri (circa l'80%) rimane alle banche.
Ma come fanno delle società per azioni (come la BCE, la Banca di Italia) ad avere talmente tanto denaro da arrivare persino a prestarlo agli stati?
Semplice: perché lo possono stampare.

Leggete la storiella che segue e forse capirete qualcosina in più.



1) – "L’isola Dei Naufraghi". (Un racconto di Louis Even)

Attraverso questo racconto l’autore ci mostra le lacune del sistema monetario attuale, e ci spiega in che modo dovrebbe funzionare per essere utile a tutta la società, non solo a dei privilegiati.



L’abbondanza: una calamità ?


Domanda iniziale: Ditemi se la vera ricchezza è quella presente nei soldi, che sono un simbolo dei beni reali, oppure quella che è nei beni reali. La vera ricchezza è nei beni reali, voi mi dite. Ok. Se ciò è vero per tutti, come mai la gente non si preoccupa di domandare ai governanti un sistema monetario in cui il denaro disponibile sia calcolato e distribuito in proporzione dei beni reali? Vi sarete sicuramente accorti che quando i magazzini sono strapieni, la società si trova alle prese con una crisi economica. La situazione è talmente tesa che i produttori, vedendo che la merce non si vende ma rimane ferma nei magazzini non osano continuare a produrre di più. E tutti cominciano a preoccuparsi. Anziché parlare di abbondanza, che è una benedizione, si parla di calamità, che è una maledizione. Da che cosa dipende un simile intoppo? Da un numero insufficiente di consumatori? No, di certo! Tutti sanno che di fronte a questi magazzini strapieni ci sono migliaia di consumatori che non chiedono altro se non di poter consumare ciò che è stato prodotto per il consumo. Ma allora, da dove viene l’imbroglio? Dal fatto che i soldi non girano? Dal fatto che il sistema monetario è inadeguato, mal concepito, viziato in partenza? Ascoltiamo il racconto che segue, e alla fine vedremo le conclusioni possibili. [118]





1. Salvati dal naufragio

Un’esplosione ha distrutto la nave. I superstiti si aggrappano ai pezzi galleggianti che riescono ad aggrappare. Cinque uomini riescono a salire su di una zattera. Degli altri passeggeri nessuna notizia.

Sono ore che i cinque scrutano l’orizzonte. Qualche nave di passaggio li vedrà? La loro zattera approderà su qualche riva ospitale? Ad un tratto uno grida: Terra! Guardate! Laggiù! Proprio là, nella direzione delle onde! I visi si rallegrano man mano che all’orizzonte appare sempre più chiara la linea di una terra.

Sono in cinque: Francesco è quello che ha gridato: “Terra”! È grande e vigoroso. È falegname di mestiere, ed è pure capace di costruire case di legno. Paolo è contadino. È quello in ginocchio, con una mano a terra e l’altra aggrappata al palo della zattera. Giacomo è un esperto di allevamenti di bestiame. È quello coi pantaloni a righe, che guarda ansiosamente verso terra tenendosi anche lui in ginocchio. Enrico è perito agrario. È quel grassotto che sta seduto sul baule, che per fortuna è riuscito a salvare dal naufragio. Tommaso è un ingegnere minerario. È quello in piedi, dietro al palo. Con una mano si tiene al palo della zattera, e con l’altra si appoggia alla spalla del falegname.





2. Un’isola provvidenziale.

Camminare sulla terra ferma è come rivivere. Dopo essersi asciugati e riscaldati, i cinque del gruppo esplorano un po’ l’isola che li accoglie, così lontana dal mondo civile. La battezzano: Isola dei Naufraghi. Un giro rapido dell’isola li riempie di speranza. L’isola non è un deserto. Adesso sono gli unici ad abitarla, ma probabilmente ci sono state altre persone prima di loro. Lo deducono dal fatto che sull’isola hanno incontrato qui e là dei branchi di animali che vivevano allo stato brado. Giacomo, l’allevatore, dice che potrà migliorarli e renderli utili. In quanto al suolo, Paolo dice che secondo lui il terreno si presta bene alla cultura. Enrico ha scoperto alberi da frutto e spera di poter ricavarne un certo profitto. Francesco ha notato che ci sono boschi ricchi di alberi già adulti, con legno di ogni specie: con il legno dei tronchi sarà facile per lui costruire delle capanne e poi delle case destinate alla piccola comunità. In quanto a Tommaso – l’ingegnere minerario – ciò che lo ha maggiormente attirato è la parte rocciosa dell’isola. Ha trovato degli indizi che rivelano un sottosuolo ricco di minerali. Nonostante la mancanza di attrezzi perfezionati, egli pensa di avere abbastanza iniziativa e destrezza manuale per trasformare in metallo il minerale grezzo. Così, per il bene di tutti, ognuno potrà svolgere la sua attività preferita. Tutti si considerano fortunati, e ringraziano la provvidenza della piega abbastanza favorevole che stanno prendendo gli avvenimenti.





3. Le vere ricchezze.

Tutti si mettono a lavorare. All’inizio si accontentano di alimenti rozzi, ma quando i campi coltivati cominciano a produrre come si deve, allora tutti mangiano meglio. Il falegname si dà da fare per costruire le case e i mobili, e così si danno da fare anche gli altri. Ognuno è attivo secondo le proprie competenze. Col passare delle stagioni il patrimonio dell’isola si arricchisce. Non si arricchisce d’oro o di soldi stampati, ma di ricchezze vere, di cose che nutrono, di cose che vestono, di cose che creano un certo conforto rispondendo a dei bisogni concreti.

La vita non è sempre facile come ai cinque piacerebbe che fosse. Mancano diverse cose alle quali essi erano abituati, ma a conti fatti la loro sorte potrebbe essere anche peggiore. D’altronde nel loro paese, il Canada, essi hanno già conosciuto la crisi del ‘29, e si ricordano le privazioni alle quali dovevano sottostare malgrado l’abbondanza che c’era nei magazzini e nei negozi, tutti strapieni, e a qualche passo dalla loro casa. Almeno qui, nell’isola, non si sentono umiliati nel vedere marcire sotto gli occhi i diversi prodotti di cui hanno bisogno per vivere. E poi le tasse non esistono, e nemmeno i sequestri. Se il lavoro è talvolta duro, c’è la soddisfazione di poter godere dei frutti di detto lavoro. Insomma, i cinque uomini sfruttano l’isola benedicendo Dio, e sperando di potere un giorno ritrovare parenti e amici, dopo essere riusciti a conservare i due più grandi beni: la vita e la salute.





4. L’inconveniente più grosso.

I cinque uomini si riuniscono spesso per discutere dei loro affari. Una sola cosa li disturba nel semplice sistema da essi praticato: non usano moneta, e lo scambio diretto di prodotti con prodotti presenta degli inconvenienti. I prodotti da scambiare non sono sempre disponibili l’uno con l’altro nel medesimo tempo. Avviene per esempio che la legna consegnata durante l’inverno al coltivatore possa essere rimborsata in verdura o frutta solo sei mesi più tardi. Alle volte succede che un grosso articolo sia consegnato da uno degli uomini, che in cambio vorrebbe avere differenti piccoli articoli prodotti non da uno ma da parecchi altri uomini, e in epoche differenti. Il sistema dello scambio risulta complicato. Se vi fosse del denaro in circolazione ognuno potrebbe vendere i suoi prodotti agli altri in cambio di denaro. Con la moneta ricevuta ognuno potrebbe comperare dagli altri le cose che desidera, quando le desidera, e nel momento in cui esse sono disponibili.

Tutti sono d’accordo nel riconoscere il vantaggio che offre un sistema di soldi fatti per circolare, ma nessuno di essi sa come fare per organizzarne uno. Essi sanno come produrre le cose concrete, che sono la vera ricchezza di cui hanno bisogno per vivere, ma i soldi, che sono dei segni stampati sulla carta, non li sanno fare. Ignorano tutto dei soldi, di come si stampano e di come si fa quando non bastano più quelli già stampati, quando assieme si decide che bisogna stamparne ancora un po’ per pareggiare il valore delle merci che si sono aggiunte sul mercato... Senz’altro molti uomini istruiti vivrebbero oggi lo stesso imbarazzo. I nostri governanti lo hanno vissuto per una decina d’anni nel tempo che ha preceduto la Seconda guerra mondiale. Solo il denaro mancava al paese, e di fronte a questo problema il governo rimaneva inerte, come paralizzato.





5. Arriva qualcuno: un altro naufrago.

Una sera i nostri cinque uomini sono tutti sulla spiaggia, e stanno ancora parlando del loro problema di soldi. Improvvisamente appare all’orizzonte una barca con a bordo un unico uomo. Tutti accorrono verso il naufrago e gli offrono le prime assistenze. Alla fine si mettono a discutere. Capiscono che il naufrago viene dall’Europa, e che anche lui è superstite di un naufragio. Si chiama Martin Golden. I cinque sono felici di avere un compagno in più, e gli fanno visitare l’isola. “Anche se siamo lontani dal resto del mondo – gli dicono – non siamo troppo da compiangere. La terra rende abbastanza bene, e anche la foresta. Ci manca solo una cosa: non abbiamo i soldi che ci permetterebbero di scambiare tra di noi con più facilità i prodotti e i servizi.”

Martin Golden dice: “Benedite il caso che mi ha spinto fin qui! Per me il denaro non fa mistero. Sono banchiere, e vi posso organizzare in poco tempo un sistema di soldi che vi darà intera soddisfazione.”

Banchiere? Ooooh! Banchiere! Un angelo venuto dal cielo non avrebbe avuto tanti inchini e riverenze! Non è vero che nei nostri paesi civilizzati noi trattiamo i banchieri come se fossero delle divinità incarnate?





6. Il dio della civiltà.

– “Signor Martin, dato che voi siete un banchiere, non c’è bisogno che lavoriate come noi. Vi occuperete solo dei nostri soldi.”

– “Farò del mio meglio, come ogni banchiere, con la soddisfazione di veder aumentare la prosperità generale.”

– “Signor Martin, vi costruiremo una casa degna di voi. Nel frattempo volete accettare di abitare nell’edificio che serve alle nostre riunioni?”

– “Certo amici, mi va benissimo. Ma prima sbarchiamo ciò che sono riuscito a salvare dal naufragio: possiedo una piccola stampatrice, della carta, e un bariletto che voglio trattare con riguardo.”

La barca viene vuotata. Il bariletto attira la curiosità dei nostri cinque uomini. Martin dice:

– “Questo barile è un tesoro. È pieno d’oro!”

– Pieno d’oro!?

Sembra che i cinque vogliano cadere a terra per svenimento. Il dio della civiltà è entrato nell’Isola dei Naufraghi. È un dio giallo, che preferisce tenersi nascosto; ma è potente, terribile, e la sua presenza o assenza (e persino i suoi minimi capricci) possono decidere della vita o della morte di 100 nazioni!

– “Pieno d’oro?! Oh, signor Martin, voi siete un vero grande banchiere! Vi rendiamo omaggio.”

– “Oro, amici miei! Qui ce n’è per soddisfare i bisogni di mezzo mondo! Ma non è l’oro che deve circolare. Bisogna nascondere l’oro: l’oro è l’anima di tutto il denaro sano. L’anima non si vede, quindi è meglio che rimanga nascosta. Quando il denaro sarà pronto per essere distribuito vi spiegherò meglio tutta la faccenda.”





7. Un seppellimento senza testimoni.

Prima di separarsi per la notte, Martin rivolge un’ultima domanda ai nostri amici: “Per facilitare i vostri scambi, di quanto denaro avreste bisogno sull’isola?”

I cinque si guardano, si consultano, consultano umilmente lo stesso Martin. Con i consigli del benevolo banchiere tutti quanti sono d’accordo che 200 dollari per ciascuno dovrebbero bastare. L’appuntamento è fissato per la sera dell’indomani. Ognuno riceverà 200 dollari. Nel ritirarsi per la notte i cinque uomini si scambiano dei commenti pieni di commozione, poi vanno a dormire. È già tardi, e si addormentano dopo avere sognato ad occhi aperti l’oro del barile e i dollari che riceveranno l’indomani.

Martin Golden non perde tempo. Il suo avvenire di banchiere gli fa tutto dimenticare, anche la stanchezza. Di buon mattino, allo spuntar del giorno, scava un grosso buco nella terra e vi ci mette il barile. Lo ricopre di terra, e per non lasciare tracce visibili lo dissimula con dei ciuffi d’erba accuratamente sistemati. Poi vi trapianta anche un piccolo arbusto. Terminato questo lavoro, Martin mette in uso la sua stampatrice, e stampa mille biglietti da un dollaro. Mentre guarda i biglietti che escono dalla stampatrice, dice a se stesso:

“Come sono facili da stampare questi biglietti! Essi prendono il loro valore dai beni che già esistono su quest’isola, sia sotto la forma di beni grezzi che sotto la forma di beni lavorati. Senza i prodotti già presenti nell’isola i biglietti non avrebbero nessun valore. I miei cinque clienti ingenui non sanno questo, o non ci pensano. Credono che a garantire i dollari sia il barile d’oro. La loro ignoranza mi permette di regnare su di loro, sfruttandoli tutti a mio piacimento!”

In serata arrivano i cinque.





8. Denaro per tutti, stampato di fresco!

Là, sulla tavola, ci sono cinque pacchetti di denaro.

– “Prima di distribuirvi questo denaro – dice il banchiere – bisogna che ci mettiamo d’accordo. I soldi sono basati sull’oro. L’oro è mio. È nel barile. Il barile è come se fosse la mia banca. Dunque il denaro è tutto mio ... Oh! Non preoccupatevi se vi dico questo. Il denaro che vi metto tra le mani lo potete utilizzare come vi pare e piace, ma è denaro mio, che io vi cedo in prestito. Mentre lo usate io vi carico solo gli interessi. Siccome su quest’isola il denaro è raro, visto che prima che io arrivassi non ce n’era affatto, credo di essere ragionevole se vi chiedo un po’ di interesse. Soltanto l’otto per cento.”

– “Benissimo, signor Martin, siete molto generoso.”

– “Un’ultima cosa, amici. Siccome gli affari sono affari, anche tra amici bisogna premunirsi. Prima di intascare questo denaro ognuno di voi firmerà un documento: si tratta di un documento nel quale ognuno di voi si impegna a rimborsare il capitale e gli interessi a tempo dovuto, sotto pena di confisca dei beni che possiede. Oh! È solo una garanzia. Io non ci tengo affatto alle vostre proprietà. Mi accontento del denaro. Sono sicuro che voi conserverete i vostri beni e mi restituirete il denaro a tempo debito.”

– “Bene, bene, signor Martin. Lavoreremo con ardore e vi rimborseremo tutto.”

– “Così va bene. E se avete qualche problema da risolvere tornate qui da me. Un banchiere è un amico, l’amico di tutti... Adesso, ecco i vostri soldi. Ognuno riceve 200 dollari.”

I cinque uomini ricevono i soldi e ripartono contenti, le mani piene di dollari e la testa piena di progetti.





9. Un problema di aritmetica.

Il denaro di Martin ha circolato nell’isola. Gli scambi si sono moltiplicati, semplificando la vita di tutti. Tutti salutano Martin con rispetto e gratitudine. Ma Tommaso, l’ingegnere, non è tranquillo. Gli rimangono pochi dollari, e la maggior parte dei suoi prodotti sono ancora sotto terra. Come farà a rimborsare il banchiere alla prossima scadenza?

Dopo aver ben ragionato sul suo problema individuale, Tommaso comincia ad esaminarlo dal punto di vista collettivo. Si chiede: “Considerando la popolazione dell’isola nel suo insieme, siamo noi in grado di mantenere i nostri impegni col signor Martin? Martin ha stampato 1.000 dollari in tutto, ma ci chiede una somma di 1,080. Anche se noi tutti insieme raccogliessimo tutto il denaro che c’è nell’isola, e questo per riportarglielo indietro, ciò farebbe un totale di 1,000 dollari, non di 1,080. Nessuno di noi ha stampato gli 80 dollari che mancano. Noi produciamo quello che ci occorre per vivere, ma non stampiamo dollari. Siccome nell’insieme noi non possiamo restituire il capitale più gli interessi, Martin dovrà sequestrare tutta l’isola”.

Tommaso continua a ragionare: “Visto che alcuni di noi sono capaci di rimborsare, essi sopravvivranno, ma gli altri cadranno. Poi cadranno anche i primi, quelli che all’inizio potevano rimborsare, e il banchiere finirà per prendersi tutto. Dunque è meglio che ci mettiamo subito insieme per sistemare questa faccenda in maniera collettiva.”

Tommaso non ha difficoltà a convincere gli altri che Martin li ha imbrogliati, e tutti si danno appuntamento presso il banchiere.





10. Benevolenza del banchiere.

Martin Golden si accorge che qualcosa non va, ma fa buon viso a cattiva sorte. Allora Francesco presenta il caso: “Come possiamo noi portarvi 1.080 dollari se in tutta l’isola ne esistono soltanto 1.000 ?”

– “Amici, è l’interesse. Non è aumentata la vostra produzione?”

– “Si, ma il denaro, lui, non è aumentato, e ad ogni scadenza voi lo pretendete. E volete essere pagato in denaro, non volete essere pagato con i nostri prodotti. Visto e considerato che solo voi stampate denaro, e che finora ne avete stampati 1.000 in tutto, come mai pretendete che noi ve ne riportiamo 1,080? È impossibile!”

– “Amici! Un momento vi prego. I banchieri si adattano alle situazioni, perché hanno a cuore il benessere pubblico... Vi chiederò solo l’interesse. Si tratta di 80 dollari. Il capitale ve lo lascio.”

– “Ci cancellate il debito?”

– “Questo no, non posso farlo, mi dispiace. Un banchiere non cancella mai un debito. Voi mi dovete ancora tutto il denaro che vi ho prestato, ma alla fine di ogni anno mi darete l’interesse, solo l’interesse. Se voi pagate l’interesse in maniera regolare, io non vi disturberò per il rimborso del capitale. E per evitare che qualcuno di voi risulti incapace di pagare l’interesse, vi suggerisco di organizzarvi collettivamente, come se foste una nazione, e di fondare un sistema di collezione. Questo si chiama tassare. Quelli che hanno più soldi pagheranno più tasse di quelli che ne hanno di meno. Finché mi portate il totale dell’interesse collettivo io sarò soddisfatto, e la vostra nazione andrà bene.”

I nostri amici tornano a casa, ma sono convinti solo a metà, e rimangono pensierosi.





12. Crisi di vita cara.

Col passar del tempo la situazione sull’Isola peggiora. Anche se la capacità di produrre aumenta, gli scambi diminuiscono, ma ciò non impedisce Martin di riscuotere i suoi interessi in maniera regolare. Tutti quanti si preoccupano di mettere da parte le quote destinate al pagamento delle tasse, che sono i suoi interessi. Il denaro circola, ma fa fatica, ed in circolazione ce n’è sempre di meno. Quelli che hanno più tasse da pagare si lamentano criticando quelli che ne pagano di meno. Alcuni aumentano i loro prezzi per trovare un compenso. I più poveri si lamentano protestando contro il caro vita, e chi non ha soldi da spendere compera sempre di meno.

Il morale è in ribasso, la gioia di vivere se ne va. Il lavoro pesa. A che scopo lavorar tanto? I prodotti non si vendono, e anche quando si vendono bisogna pagare le tasse per soddisfare le esigenze di Martin Golden. Qualche volta la gente è costretta a privarsi del necessario. È la crisi, e tutti si accusano a vicenda di essere causa della vita che diventa sempre più cara.

Un giorno, dopo aver ben riflettuto in mezzo ai suoi campi, Enrico conclude che il cosiddetto “progresso” del banchiere ha rovinato tutto. Anche se i cinque hanno tutti i loro difetti, tutti sono d’accordo per dire che il sistema di Martin Golden è sbagliato, fatto per nutrire quanto c’è di più cattivo nella natura umana. Allora Enrico decide di radunare i suoi compagni per convincerli che è ora di fare qualcosa per cambiar sistema. Incomincia da Giacomo, e Giacomo gli risponde:

“Eh, io non sono molto istruito, ma è già da tempo che mi sono accorto di una cosa: il sistema del nostro caro banchiere è corrotto. Puzza più del letame che ho nella mia stalla!”

Uno dopo l’altro, tutti si convincono della necessità di parlare di nuovo al banchiere, e vanno da lui.





13. Il fabbro di catene.

Scoppia la tempesta presso il banchiere: “Signor banchiere, il denaro è raro sulla nostra isola, e questo succede perché voi ce lo togliete. Vi paghiamo tasse, vi paghiamo interessi, e alla fine vi dobbiamo ancora come vi dovevamo all’inizio. Lavoriamo. Le terre diventano belle, sempre più belle, eppure noi, come premio, siamo peggio di quello che eravamo prima del vostro arrivo. Debiti a destra! Debiti a sinistra! Debiti di qua e di là. Debiti di continuo. Debiti fin sopra la testa!”

– “Vediamo un po’, amici, ragioniamo. Se le vostre terre sono più belle, è per merito mio. Un buon sistema bancario è importante per un paese. Ma per poter andare avanti è sempre necessario che il banchiere abbia la vostra fiducia. Venite a me come si va da un padre... Volete altro denaro? Benissimo. Il mio barile d’oro vale molto più di mille dollari... Tenete, vi presterò immediatamente altri mille dollari ipotecando le vostre nuove proprietà.”

– “Raddoppiare ancora i debiti da pagare? Raddoppiarli sempre senza mai finire?”

– “Sì, io non smetterò di prestarvi soldi. Ve ne presterò di continuo, ancora e poi ancora. Basta che voi aumentiate la vostra ricchezza fondiaria. Mi restituirete solo l’interesse. Accumulerete i prestiti, li chiamerete “debito consolidato ”. Il debito potrà aumentare ogni anno, ma anche il vostro reddito aumenterà. Il vostro paese si svilupperà grazie ai miei prestiti.”

– “Allora, più noi faremo produrre l’isola col nostro lavoro, e più aumenterà il nostro debito globale?”

– “Amici, voi non sapete tutto quello che io so. Nei paesi civilizzati il debito pubblico è il barometro della prosperità. Ve lo dico io!”





14. Il lupo mangia gli agnelli.

– “Signor Martin, allora quello che lei chiama “denaro sano” sarebbe il denaro che ci obbliga ad essere schiavi? Come può essere "sano" un debito collettivo divenuto impagabile, e persino necessario?”

- “Signori, ogni denaro sano deve essere basato sull’oro, e deve uscire dalla banca allo stato di debito. Il debito nazionale è una buona cosa: esso mette i governi sotto la tutela della saggezza incarnata dei banchieri. Io, come banchiere, sono una fiaccola di civiltà nella vostra isola.

– “Signor Martin, anche se dobbiamo passare per degli ignoranti, a noi non interessa più questo suo tipo di civiltà. A noi non interessano più i soldi che lei stampa, e non prenderemo più a prestito nemmeno un centesimo da lei. Denaro sano o non sano, a noi non interessa più di avere a che fare con lei.”

Mi rincresce molto, signori miei. Se rompete il contratto che abbiamo stipulato, io ho le vostre firme. Rimborsatemi tutto immediatamente, capitale e interessi.”

– “Non è possibile. Anche se le portiamo il denaro di tutta l’isola, il debito non potrà mai essere scontato del tutto. Noi vogliamo essere liberi dai debiti, e per questo rinunciamo al suo sistema.”

– “Un momento! Voi qui avete firmato. Sì, avete firmato! Allora io, in nome della santità dei contratti firmati, vi sequestro tutto ciò che possedete. Tutte le vostre proprietà sono ipotecate, ed io ve le sequestro tutte. Questo è quanto è stato convenuto tra di noi nel tempo in cui eravate così contenti di avermi. Se non volete servire la potenza del denaro con le buone, la servirete con le cattive. Continuerete a sfruttare l’isola, ma per me soltanto, alle mie condizioni. Andate. Vi darò altri ordini domani.”





15. Il controllo dei giornali.

Martin sa che colui che controlla il sistema monetario di una nazione, controlla la nazione al completo, ma è pure convinto di un’altra cosa, e cioè: che per conservare il controllo di detta nazione è preferibile che il popolo rimanga all’oscuro di certe cose, nel buio dell’ignoranza. Per riuscire a mantenere nel popolo questo buio e questa ignoranza, il modo migliore, secondo Martin, è quello di distrarre il popolo con mille cose superflue. Per esempio, Martin si è accorto che dei cinque uomini, due sono conservatori e tre sono liberali. Lo ha notato dalle loro conversazioni. I rossi e i blu non la pensano veramente allo stesso modo. Martin si applicherà dunque ad inasprire le loro discordie il più possibile. Con la sua stampatrice riesce a pubblicare due giornaletti alla settimana: “Il Sole” per i rossi, “La Stella” per i blu. Il giornaletto “Il Sole” dice in sostanza: "Se voi non siete più padroni nel vostro paese, la colpa è dei blu che sono troppo attaccati ai loro interessi, oltre ad essere delle persone arretrate". “La Stella” invece dice: "Il vostro debito nazionale è l’opera di quei maledetti rossi, sempre pronti a lanciarsi in qualsiasi tipo di avventura politica".

E così i nostri due gruppi litigano di continuo, dimenticando che il vero responsabile delle loro catene è Martin, il controllore del denaro.





16. Un prezioso relitto.

Un giorno Tommaso scopre in fondo all’isola una piccola barca senza remi, con dentro una cassetta ben conservata. Apre la cassetta, e tra i panni trova un libricino da niente. È intitolato: “Verso Domani”, anno primo. Curioso di sapere si siede, lo apre, e legge tutto quello che c’è scritto. Lo divora. Alla fine esclama: “Ecco ciò che avremmo dovuto sapere fin dall’inizio!!! Il denaro non prende il suo valore dall’oro, ma dai prodotti che esso rappresenta, e che deve servire a comperare. Il denaro può essere una semplice contabilità. I crediti possono passare da un conto all’altro secondo le compre e le vendite. Il totale del denaro deve essere proporzionato al totale della produzione. Ad ogni aumento della produzione deve corrispondere un aumento equivalente di denaro... Nessun interesse da pagare sul denaro che nasce... Il progresso non è definito dal debito pubblico, ma da un dividendo nazionale che è uguale per tutti... I prezzi sono scelti in base al generale potere d’acquisto, a partire da un coefficiente-prezzi...”

Tommaso non sta più nella pelle. Si alza, e col suo libro tra le mani corre dai suoi compagni per dir loro della sua scoperta.





17. Il denaro, semplice contabilità.

Tommaso si trasforma in professore, e dice: “Adesso vi spiego quello che avremmo potuto fare, senza il banchiere, senza l’oro, e senza firmare debiti di nessun genere. Io apro un conto a ognuno di voi, prendo un libretto e ci scrivo sopra il vostro nome. Sulla destra scrivo ogni vostro credito, cioè le cifre che fanno aumentare il vostro conto, e sulla sinistra scrivo ogni vostro debito, cioè le cifre che lo fanno diminuire. Per cominciare noi abbiamo chiesto $200 ciascuno. Allora scriviamo sul libretto di ognuno di noi un credito di $200. Questo vuol dire che ognuno di noi parte con $200 di credito. Poi Francesco vuole comperare alcuni prodotti da Paolo, e questi gli costano $10. Allora tolgo a Francesco $10 (gliene rimangono 190) e li aggiungo a Paolo, che adesso ne possiede $210. Poi Giacomo compra da Paolo l’equivalente di $8 di prodotti. Tolgo $8 a Giacomo, che rimane con $192, mentre Paolo sale a $218. Paolo compra legna da Francesco per un totale di $15. Tolgo $15 a Paolo, che rimane con $203, e ne aggiungo $15 a Francesco, che risale a $205. E così di seguito, passando da un conto all’altro, proprio come i dollari di carta vanno da una tasca all’altra. Se poi qualcuno di noi ha bisogno di denaro per aumentare la sua produzione, gli apriamo il credito che per lui è necessario, ma glielo apriamo senza interesse. Egli rimborserà il credito quando venderà la sua produzione. La stessa cosa per i lavori pubblici. E poi, visto il progresso collettivo, aumenteremo periodicamente tutti conti individuali di una somma addizionale, senza togliere niente a nessuno, in proporzione del progresso realizzato collettivamente. Questo è il dividendo nazionale. In questo modo il denaro è uno strumento di servizio, non di sfruttamento.”





18. Il banchiere è disperato.

Tutti hanno capito la lezione. Il gruppo è diventato “creditista”. L’indomani il banchiere Martin riceve una lettera firmata dai cinque:

“Signor Martin Golden, lei ci ha sfruttati senza necessità, coprendoci di debiti. Per dirigere la nostra economia monetaria noi non abbiamo più bisogno di lei. Ormai avremo tutto il denaro che ci occorre, senza oro, senza debiti, e senza ladri. In quest’isola abbiamo deciso di funzionare secondo il sistema del Credito sociale. Il dividendo nazionale sostituirà il debito nazionale. Se lei desidera essere rimborsato per quel che ha fatto per noi, le restituiremo tutto il denaro che ha stampato, ma non un centesimo di più. Lei non ha diritto di reclamare da noi ciò che non ha mai prodotto.”

Martin Golden è disperato. Il suo impero sta crollando. I cinque sono diventati "creditisti". Per loro non esistono più misteri sul denaro, o sul credito. Martin Golden pensa: “E adesso che cosa faccio? Chiedo perdono? Mi metto a fare quello che fanno loro? Io, banchiere, mettermi a fare quello che fanno loro? ... Non voglio. Preferisco starmene tranquillo in disparte. Mi arrangerò, in modo di non avere bisogno di nessuno di loro.”





19. Ormai la truffa è scoperta.

Per proteggersi contro ogni possibile reclamo, i cinque uomini decidono che il loro ex-banchiere deve firmare un documento dove dichiara di essere ancora in possesso di quello che aveva al momento del suo arrivo. Da qui la necessità di fare un inventario dei suoi averi: la barca, la piccola stampatrice, il famoso barile pieno d’oro... Martin Golden è costretto a rivelare il luogo dove ha nascosto il barile. I cinque scavano, lo trovano, lo tirano fuori dalla terra, lo puliscono. L’ingegnere, che se ne intende di metalli, trova che il barile non pesa abbastanza per contenere oro. Allora dice forte: “Io non credo che questo barile sia pieno d’oro.”

Francesco, nell’udire questo, dà un grosso colpo di scure al barile. Il barile si apre. Dov’è l’oro? Solo pietre, sassi, e sabbia. Pietre, semplici rocce prive di qualsiasi valore!... I cinque uomini fanno fatica a crederci, e si mettono a dire: “Quel miserabile! Quel bugiardo! Quel ladro! Quel farabutto! Ma guarda fin dove ci ha imbrogliati! Quanto stupidi siamo stati nel cadere in estasi di fronte alla parola: ORO!” “Gli abbiamo ipotecato le nostre case per dei pezzi di carta basati su quattro sassi!” “Ci siamo litigati e odiati per mesi e mesi a causa di una truffa del genere! Demoniaccio!”

Ma il banchiere non c’è più. È sparito. Appena ha visto che Francesco alzava la scure per rompere il barile è scappato via di corsa.


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