«... Mentre tornavamo alla nostra auto, passammo accanto a una botteguccia di abbigliamento, piena di abiti da poco prezzo e di maglie vivacemente colorate, con in vetrina due vecchi manichini che erano stati bianchi ed ora erano ritinti di nero. La bottega era male illuminata, ma nel retro potei intravvedere la figura di una giovane donna coreana che cuciva a mano, mentre un bambino dormiva accanto a lei. ‘La scena mi riportò alla mia infanzia, ai mercati dell’Indonesia: gli ambulanti, gli artigiani del cuoio, le vecchie che masticano la noce di betel e scacciano le mosche sulla loro frutta con scopini di corda… Ho sempre visto quei mercati di Jakarta per quel che erano: cose fragili, preziose. La gente che là vendeva i suoi beni poteva essere povera, anche molto più povera della gente che abita ad Altgeld (il quartiere più degradato di Chicago, dove Obama ha fatto lavoro volontario). Quella gente portava venti chili di legna da ardere sulle spalle ogni giorno, mangiava poco, moriva giovane. Eppure, nonostante tutta la loro povertà, nelle loro vite restava un ordine discernibile, un arazzo la cui trama è fatta di strade verso il mercato e di mediatori, di piccole tangenti da pagare e di usanze da osservare, i costumi di una generazione recitati ogni giorno in mezzo ai mercanteggiamenti e al rumore e alla polvere. Era la mancanza di tale coerenza a rendere Altgeld un posto così disperato, mi dissi».
L’altro giorno, l’aereo di Barak Obama ha dovuto compiere un atterraggio di fortuna a Saint Louis nel Missouri: uno degli scivoli gonfiabili d’emergenza s’era gonfiato da solo, e il pilota non riusciva a tenere l’assetto (altro che Merpati Airlines!). Non è un incidente che capita tutti i giorni.
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