Wednesday, June 11, 2008

L'Elite in italia

Fonte: l'Unità


Certo che no, certo che non si può dare la colpa a un intero Paese per una decina di mascalzoni, criminali e farabutti, e i termini sono assai moderati, che in una clinica di Milano hanno macellato ignare persone, operando, sventrando, e probabilmente in qualche caso uccidendo, per lucrare sul sistema sanitario nazionale, e farsi ricchi. Lo hanno fatto per denaro i medici assassini che hanno prolungato, hanno esasperato e provocato dolori, sofferenze e morte di povera gente che si affidava e si faceva assistere da loro. Certo che non si può generalizzare se poi a Verona, nel solito Veneto operoso e miracoloso del nostro esemplare Nordest, due coniugi prima fanno stipulare un’assicurazione sulla vita del loro dipendente rumeno di 28 anni, Adrian Kosmin, e poi lo invitano a casa, lo sedano, lo bruciano e simulano un incidente per incassare 900 mila euro. No, i due, marito e moglie, non sono la norma, e non sono la norma neppure i medici di quella che viene ormai chiamata «la clinica degli orrori», che non sta nel solito parassitario sud Italia, tanto villipeso da leghisti e amici affini, che non era in qualche Napoli immaginaria dove trasferiamo e proiettiamo tutti i mali del mondo. No, questo avviene a Milano.

Nella Milano che un tempo - ormai rintracciabile solo con il test del Carbonio 14, per quanto è lontano - era la cossiddetta capitale morale, la Milano della Sanità che funziona, di Formigoni, e dei leghisti. E la Verona del rumeno bruciato per 900 mila euro e la Verona del ragazzo ammazzato di botte dai nazi in pieno centro perché non aveva una sigaretta.

Le prime pagine dei giornali di ieri sono la pietra tombale del degrado morale, culturale e umano di questo paese. Vorrei vedere i vescovi, la chiesa, la conferenza episcopale tutta, distrarsi dalle coppie di fatto, dai gay pride, e sentirli tuonare su quello che è accaduto nella civile Milano, nella civile Verona. Su un povero rumeno bruciato da due criminali. Su quelli che a Milano, nella clinica degli orrori, si telefonavano tra loro e dicevano: «tutti i casi che arrivavano venivano fatti passare per tumori anche se erano tubercolosi». Quelli che affermavano: «prendevano i dottori più delinquenti che ci sono, così gli fanno guadagnare miliardi».

Non è una cosa normale, non è un caso isolato, non basta dire, solo quelli erano così e il resto, il corpo del paese è sano. Non si possono più sentire queste cose. Guardiamoci allo specchio, e diciamoci come il degrado culturale ed etico di questo paese ha portato a una degenerazione degna di paesi del terzo mondo come la Colombia o il Venezuela. Guardiamo quanta cattiveria, quanto cinismo e quanta pochezza circola tra persone che avrebbero dovuto studiarsi a menadito il giuramento di Ippocrate, gente che ha preso una laurea in medicina per massacrare gli altri, o gente che ha la piccola azienda in crisi del nordest e per risolvere i problemi di bilancio ammazza il rumeno che lavora per loro, e che ha solo 28 anni.

Avidità, pochezza, cattiveria, e nessuna etica. Nessun senso morale. Capaci di additare gli altri come il male, e incapaci di guardare l'esempio che diamo agli altri. Capaci di andare a protestare contro un piccolo campo nomadi a Mestre, perché c'è qualche fiore e un giardinetto per bambini, un campo nomadi, tra l'altro di cittadini italiani, e incapaci di scendere in piazza contro lo scempio dei giornali di ieri. Per solidarizzare con quel poveretto che dice: «stavo guarendo, mi hanno tolto un polmone». Una volta il truffatore italiano, nella commedia di tutti i luoghi comuni dell’Italia bonaria, vendeva la Fontana di Trevi all’americano di turno. Ora il truffatore è un medico stimabile, probabilmente con una ricca casa nei quartieri buoni di Milano, o con villa sul lago, che diagnostica tumori inesistenti, e opera, opera e ancora opera.

Dire “che vergogna” non è neppure una buona frase, si usa per cose assai più piccole e assai meno sconvolgenti. Qui c’è l’orrore, come hanno titolato i giornali, ma c’è l’orrore dell’associazione a delinquere su cose che si spiegano soltanto con delle follie individuali, e non con un sistema feroce e vuoto come quello. Voglio dire che non basta un medico per mettere assieme l’orrore della clinica di Milano: ci vuole un vero e proprio sistema di direttori sanitari, di radiologi, di medici diagnostici, di anestesisti compiacenti, di infermieri, di personale e amministrativo, e infine di chirurghi. E quando in un Paese civile può accadere questo, vuol dire che il segno è stato oltrepassato, vuole dire che in Italia il senso dell’etica, l’umanità, la misericordia, la pietà sono valori che non servono più a nulla, che non contano, che sono spariti.

Io me li immagino questi primari, questi chirurghi pieni di sé, passare a trovare l’ammalato il giorno dopo, guardarlo negli occhi, intubato, sofferente, speranzoso di tornarsene a casa, quasi riconoscente del duro lavoro che ha fatto il chirurgo, chiedendo se ce la faranno, affidandosi, senza sapere di avere di fronte un criminale volgare, un mostro vero, capace di ucciderli per un nuovo modello di auto sportiva, o per una vacanzuccia a Cortina, o in qualche paradiso dei Caraibi. Gente che ti strappa via un polmone sano per una cena con aragoste e champagne. O per un Rolex d’oro in più da sfoggiare in qualche festa.

E che dire del povero Adrian Kosmin, che forse era persino contento, lui regolare rumeno che faceva l’autotrasportatore per la piccola ditta dei due coniugi veronesi. Sarà stato felice di quante attenzioni riceveva, persino quella di una bella assicurazione contro gli infortuni e sulla vita. Brava gente quella che gli aveva dato lavoro. Gente che si preoccupava della sua incolumità: se stai per strada un incidente può sempre accaderti. E allora perché non fare una bella assicurazione a spese della piccola azienda. Che civiltà. Il povero Adrian, che aveva solo 28 anni, lo avrà detto alla madre, alla fidanzata, o alla sorella che era finito tra tutta brava gente. Che poi gli italiani ti aiutano, anche quando meno te lo aspetti. Ed era un bel gesto, corretto, serio, generoso. Mica poteva immaginarlo che i due lo invitano a casa, lo addormentano, lo ammazzano, e poi lo bruciano. E vogliono far passare tutto questo per un incidente, come degli idioti, non sapendo che le autopsie parlano chiaro, e uno che muore bruciato respira il fumo che poi finisce nei polmoni. Ma Adrian era già morto, non respirava più già da tempo e il fumo nei polmoni non c’era. Ed ecco che i due sono stati arrestati. Omicidio premeditato.

Sono le élites queste, imprenditori e medici, per di più del nord, sono le élites di questo Paese capaci di tutto questo orrore. Una nuova forma di cinismo e di crudeltà che lascia agghiacciati. E che nei due casi di ieri raggiunge il paradosso. Ma il cinismo gelido, l’indifferenza cattiva, il razzismo volgare, corre sul fondo. La vergogna non è più un sentimento che si prova, la lealtà, la correttezza, l’onestà non valgono più nulla. Il Paese della doppia morale, il Paese dell’intolleranza verso gli altri e dell’assoluta indulgenza verso le proprie colpe, da quelle piccole a quelle orribili, da ieri è sprofondato ancora più in basso. È colpa di tutti. Siamo tutti colpevoli, ognuno nella propria misura. Colpevoli di non essere riusciti a fare abbastanza, anche quando abbiamo provato a fare molto, contro il degrado culturale e sociale di questo paese. Che tristezza e che vergogna.

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