Fonte: Marco Travaglio. http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
Funziona così. Lui ha un problema: uno o più processi da bloccare. Comincia a strillare che non siamo più una democrazia, che dai sondaggi risulta che il 102% degli italiani sta con lui, insomma il problema non è suo ma nostro. E chi non è d’accordo è comunista. Il centrosinistra prova a balbettare che i problemi veri sono altri: morti sul lavoro, salari, monnezza, crimini dei colletti e dei camici bianchi. Ma lui spara a zero a reti unificate, minaccia di scassare tutto, invoca la piazza, mentre le sue tv e i suoi giornali sparano balle e cifre false: in Italia si processa solo Berlusconi, in tutto il mondo non si processerebbe mai Berlusconi, processare Berlusconi ci costa mille miliardi al minuto. Giornali “indipendenti” e politici “riformisti”, per sembrare indipendenti e riformisti, sostengono che lui magari esagera un po’, “ma il problema esiste”. E poi non si può mica compromettere il “dialogo sulle riforme” (c’è sempre un “dialogo sulle riforme”, chissà poi quali) col “muro contro muro”.
Dal Colle, dal Vaticano e dal Csm piovono fervorini contro l’ennesima “guerra tra politica e magistratura” (che ovviamente non esiste, ma i processi a Berlusconi per reati comuni vengono sempre chiamati così) e moniti per una “soluzione condivisa tra governo e opposizione” che contemperi le sacrosante esigenze del premier con la Privacy, l’Indipendenza della Magistratura, la Libertà di Stampa. Il Riformatorio esce con una dozzina di editoriali dal titolo “Moral suasion”, che nessuno legge e nessuno capisce, ma fanno fine e non impegnano. A questo punto salta su un pontiere di centrosinistra per avviare un bel negoziato bipartisan con Gianni Letta, che è berlusconiano ma è tanto buono, e poi - come diceva Saviane - somiglia tanto a sua sorella.
Una volta è Boato, un’altra Maccanico, stavolta c’è l’imbarazzo della scelta. Berlusconi strepita: “Non tratto coi comunisti assassini lordi di sangue, voglio l’impiccagione dei giudici e il loro scioglimento nell’acido”. Però Letta comunica allo sherpa che lui esagera, ma si accontenta di molto meno: abrogare i suoi processi, una cosina da niente, povera creatura indifesa. Lo sherpa ulivista annuncia giulivo: “Abbiamo vinto, i giudici non saranno impiccati né sciolti nell’acido. Se si consegnano con le mani alzate a Villa Certosa, avranno salva la vita”. E partorisce una “bozza” (o “lodo”) che abolisce i processi a Berlusconi. “Tutto è bene quel che finisce bene”, titola Pigi Battista sul Corriere, mentre Ostellino, Panebianco e Galli della Loggia criticano l’eccessiva cedevolezza del Pdl al partito giustizialista. Il Cavaliere incassa complimenti trasversali per la moderazione dimostrata. I giudici dichiarano il non doversi procedere per intervenuta abrogazione dei processi. Lui dirama un video-monologo a reti unificate: “La mia ennesima assoluzione dimostra che ero innocente anche stavolta, ma le toghe rosse complottavano contro di me senza prove. Voglio le scuse e la medaglia d’oro”. Dall’altra sponda, autoapplausi compiaciuti: “Abbiamo fato bene a dialogare: il problema esisteva”.
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